Outsourcing selettivo per fruire di servizi in base alla necessità

Secondo le analisi di Idc, per risultare maggiormente innovativi, e quindi più competitivi, bisogna modificare la governance dell’It, liberando così risorse da dedicare a nuovi progetti. Questo, in pratica, si può tradurre nell’esternalizzazione di alcune attività aziendali.

In Italia la spesa It è solitamente ripartita per il 95% nella gestione e nell’aggiornamento del parco esistente e per il 5% nello sviluppo di nuovi progetti. Questo dato, come sottolinea Idc nella persona del research director Roberto Mastropasqua, "evidenzia una troppo limitata attenzione alle nuove iniziative e un eccessivo focus sulle applicazioni e sulle infrastrutture già possedute". In pratica, si tende a creare un circolo vizioso da cui è difficile uscire: la spesa It è sempre più ridotta, non si liberano risorse per le nuove iniziative e, quindi, non si riesce a essere innovativi.


Per ottenere risultati superiori e aumentare il livello di competitività di un’azienda, Idc suggerisce di avviare nuove strategie. Ma non è necessario puntare su chissà quali concetti astratti: basta affrontare il problema della governance con un nuovo approccio. Partendo dal principio fondamentale, ribadito dal manager, che "spendere in Ict non è un optional ma un aspetto essenziale del business", alle imprese che desiderano migliorare l’attuale situazione, Idc consiglia di investire di più e, soprattutto, meglio. Un aspetto importante è quello di cercare di capire, nel modo più dettagliato possibile, "cosa attualmente le nuove tecnologie possono offrire e fino a che punto può essere utile avvalersi di nuovi servizi", spiega Mastropasqua.


Un fatto indiscusso è che se si intendono liberare risorse interne per avviare nuovi progetti è necessario modificare la governance del dipartimento It. D’altro canto, per sfruttare al massimo le nuove tecnologie è necessario avere le competenze adeguate, non sempre facilmente reperibili in azienda se non si è impostato un preciso e costante programma di aggiornamento. A questo punto, la soluzione migliore è quella di puntare sull’esternalizzazione.


Di frequente, c’è una certa ritrosia nel dare in outsoUrcing alcune delle proprie attività; in parte questo atteggiamento dipende da un retaggio passato, che vuole che l’esternalizzazione crei una netta divisione tra il lavoro svolto "in casa" e quello "fuori casa". Oggi, però, non esiste più una separazione così marcata.


Sino a qualche tempo fa si tendeva a operare per compartimenti stagni, che raramente dialogavano tra loro. Ora la modalità operativa è evoluta nella direzione di una gestione più dinamica dell’It, in cui le risorse sono condivise. Si è affermato un nuovo modello di business, una filosofia che ha visto i provider passare da un’offerta monolitica a una integrata. Sta prendendo sempre più piede il concetto di utility-on-demand e di outsourcing selettivo, ovvero della possibilità di richiedere i servizi a chi meglio sa soddisfare i bisogni aziendali (e quindi non necessariamente a un solo fornitore) e quando se ne ha realmente la necessità.


In questo senso, un esempio è rappresentato dalla posta elettronica, tra le attività che sempre più spesso si tende a dare in outsourcing: si parla non solo della gestione della messaggistica in quanto tale, ma anche del problema della sicurezza, ovvero maneggiare e mantenere sempre aggiornati antivirus o firewall.


Peraltro quello della sicurezza, intesa come gestione dei dati in generale, è uno dei problemi maggiormente sentiti all’interno delle imprese, nei confronti del quale spesso le società mostrano una serie di inefficienze. E questo, secondo quanto ha rilevato Idc, principalmente per mancanza di tempo o di risorse da dedicare e per una scarsa cultura aziendale. Va da sé che l’offerta di un outsourcer potrebbe essere un’ottima soluzione al problema.

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