Oracle, la data infrastructure si fa consolidando

Si può rispondere “uno” alla domanda “quanti database hai?”. Per farlo si sta anche nel cloud, ma con uno stack integrato.

Per Chris Baker, senior Vp Emea Oracle Technology Business bisogna consolidare: database grid e storage grid dentro un unico datawarehouse.
Dopodiché si può anche rispondere alla domanda “quanti database hai?“, con la risposta: uno.

Questo perché le aziende necessitano di “una singola fonte di verità“, al più basso costo possibile in termini di storage e server.
Ecco spiegata la missione di Oracle Database 11g, occuparsi di tutti gli aspetti della vicenda dati: analytics, datamining, Etl, datamart.

Ma anche quella di soluzioni integrate come la database machine Exadata.

La strategia Oracle è di fare tutto insieme, con l’aiuto della tecnologia Sun: testare, certificare, rilasciare, aggiornare, dare supporto, gestire.

La database machine fa questo: mette più workload in un solo sistema, standard (Intel) con 128 core a disposizione dei database, 2 Tb di memoria e connettività di classe data center.

Benefici: va sul grid in modo più veloce per le operazioni Oltp e di datawarehousing, mette in sicurezza i servizi perché questa è embedded in Oracle 11g, fa risparmiare tempo nelle operazioni di gestione, riducendo gli step, e nel provisioning del software verso il private cloud, con patching automatico tramite myOracle Support.

In sintesi, la data infrastructure per il cloud dipende da tre fattori: performance e disponibilità, sicurezza, gestibilità.
E per attuarla una soluzione completa e integrata è forse la miglior strada da seguire:

Ma perché Oracle vuole avere le mani sullo stack infrastrutturale nella sua interezza?

Per Dario Wiser, senior manager system enterprise technology, l’idea è di essere un solution provider completo per via della semplificazione, sia interna a Oracle (gli ingegneri ex-Sun e Oracle lavorano assieme) sia esterna, presso gli utenti.

Perché in ambiente cloud (“non c’è dubbio: il cloud è materia di oggi”, rileva Baker) non si parla più di applicazioni, ma di servizi, e per essere tali, cioè “servire”, essere utili, devono essere ottimizzati.

Avere soluzioni ottimizzate, e Oracle ne ha per tutte le applicazioni gestionali, da Siebel a PeopleSoft, aiuta la dinamica progettuale, dalla fase di discussione a quelle di implementazione e, ovviamente, utilizzo. In quella per il db c’è hardware dimensionato a seconda dell’utilizzo, storage, sistema operativo, virtualizzazione, cluster, high availability e, ovviamente, il database.

Una soluzione integrata, chiosa Baker, «cambia la prospettiva di valutazione per i Cio, ancora troppo legati alla parte Capex di hardware e software, piuttosto che a quella Opex, come dovrebbe essere, dato che i reparti It spendono l’80% delle risorse nelle operazioni. Non si deve parlare di riduzione di spesa fine a se stessa, ma di un modo diverso, migliore, di pensare e portare i servizi It al business».

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