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Oracle crea il cloud di seconda generazione

Oracle sta guadagnando posizioni nel mondo cloud e si accinge a lanciare anche in Europa la sua offerta per la nuvola di seconda generazione.

A giorni dovrebbe arrivare il lancio della region di Francoforte che prevede tre datacenter dalle prestazioni mirabolanti.

“Abbiamo costituito un team di trecento persone che oggi sono quattromila”, spiega Luigi Scappin, direttore prevendita e business development. Molti di questi avevano già importanti esperienze alle spalle e a loro Oracle ha chiesto: “Come realizzeresti un cloud nuovo partendo da zero e senza una storia alle spalle?”.

Detto e fatto i trecento hanno dato libero sfogo alla fantasia e soprattutto messo frutto esperienze ed errori del passato per realizzare un cloud di seconda generazione “che per Oracle oggi è il cloud”.

Il cloud con il turbo

La rete, prosegue Scappin, è stata pensata in modo tale da poter ritagliare in modo dinamico sul cloud il datacenter di un cliente in modo che possa girare vicino al datacenter di un altro cliente senza che i due influiscano uno sull’altro.

Dal punto di vista tecnologico da ogni porta del datacenter a ogni porta del datacenter il tempo di latenza è meno di 100 microsecondi. “E questo è uno Sla. In più ci sono 25 Mbit tutti tuoi sempre in qualsiasi momento. Ogni datacenter al suo interno ha una rete di un milione di porte perché una taglia più piccola economicamente non rende. Ogni porta costa duecento dollari. Questo significa che solo per mettere la rete senza attaccare nulla ci sono già duecento milioni di dollari di investimento che arrivano a seicento solo per tirare i fili. E poi ci sono server, storage, server, persone e altro”.

Un investimento ingente che consente però di portare sulla nuvola sistemi enterprise di tipo big elephant come li definisce in modo colorito ma efficace Scappin che prima si fermavano alle soglie dei dc. Il tutto, sottolinea il manager di Oracle, con un costo che è in linea con quello dei cloud tradizionali. “Ma con performance mostruose”.

Cloud
Luigi Scappin, direttore prevendita e business development di Oracle

Lo sforzo di Oracle è giustificato dal successo della nuvola. Il cloud infatti sta maturando, nelle aziende c’è maggiore consapevolezza, idee più chiare e lo Iaas (Infrastructure as a service) viene visto come un elemento importante perché permette lo sviluppo di idee innovative. Luigi Scappin ne è sicuro.

La sua esperienza sul campo conferma l’andamento dei dati di mercato. Secondo i dati dell’ultimo quarter infatti per Oracle le entrate da Cloud Software as a Service sono salite del 62%, a 1,1 miliardi di dollari, mentre le voci Cloud Platform as a Service e Infrastructure as a Service segnano un aumento del 28%, a 400 milioni. In totale i ricavi generati dal cloud sono cresciuti del 51%, a 1,5 miliardi di dollari.

Clienti che solo lo scorso anno non ne volevano sapere quest’anno sono molto più disponibili”, racconta. Altra certificazione positiva arriva dalla seconda rilevazione della ricerca You&IaaS di Oracle che ha coinvolto 1.610 professionisti del settore It a livello globale. La percentuale delle aziende che stanno ottenendo vantaggi dall’adozione di servizi IaaS è cresciuta infatti in modo significativo nell’ultimo trimestre.

In particolare in Italia la grande maggioranza degli interpellati (69%-72% è il dato globale) ritiene che con lo IaaS sia più facile innovare: si tratta del 13% in più rispetto alla precedente rilevazione che risale solo a tre mesi fa. A livello globale l’incremento è stato del 10%.

I vantaggi dello Iaas

La ricerca ha anche evidenziato che il 73% delle aziende italiane ritiene che lo IaaS consenta di raggiungere performance operative di altissimo livello in termini di velocità e disponibilità: una percentuale ancora maggiore rispetto alla media globale del 68%. Rispetto alla rilevazione fatta il trimestre precedente il livello di apprezzamento per i livelli di velocità e performance è salito del 20% a livello globale. Il 51% dei professionisti interpellati in Italia ha verificato che la migrazione al cloud ha migliorato la produttività, il 36% ha aggiunto che con il cloud i dipartimenti It hanno più spazio per occuparsi di progetti a valore aggiunto.

Dallo studio emerge anche che in quasi due terzi delle aziende italiane (61%- 66% a livello globale) si ritiene che chi non sta investendo in IaaS avrà difficoltà a tenere il passo rispetto a chi lo sta facendo; inoltre, la ricerca mette in luce che nel 66% dei casi (68% a livello globale) le aziende italiane che hanno scelto di passare allo IaaS hanno sperimentato una significativa riduzione del tempo necessario a implementare nuove applicazioni e servizi, e ridotto i costi di manutenzione.

La ricerca sottolinea anche il potenziale di innovazione dello IaaS: oltre alla già citata elevata percentuale di rispondenti che ritengono che lo IaaS liberi tempo che i reparti It possano dedicare a progetti ad alto valore, il 18% dei rispondenti italiani (20% a livello globale) ha affermato che lo IaaS li sta aiutando a essere disruptive rispetto al mercato e ai propri concorrenti.

Inzialmente quando si andava dai clienti si parlava di soldi – spiega Scapin – ma dalla ricerca e dalla mia esperienza viene fuori che si parla oggi di innovazione e avere un vantaggio competitivo rispetto agli altri”.

Ma cosa si intende per vantaggio competitivo? “La risposta più facile è risparmiare per usare risorse in altro modo, ma il tema vero è che grazie al cloud posso permettermi di prendere dei rischi. Oggi è possibile fare un pilota e anche se non ho le idee chiare ci provo. Questo dal punto di vista dell’innovazione è un vantaggio competitivo enorme”. Soprattutto per le aziende italiane non abituate a questa possibilità di fare cose nuove senza correre grandi rischi.  Il tema dell’aumento della produttività è molto sentito dalle aziende che in questo caso, osserva Scapin, si traduce come “portare automatizzazione ai livelli massimi”. Che è poi il cammino che sta facendo Oracle a livello di datacenter, infrastreuttura e software. “Dove si può si automatizza perché il processo ne guadagna dal punto di vista della produttività”. Le criticità? La mancanza di personale specializzato. Lo skill gap è sempre più sentito.

 

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