Opportunità estere: Irlanda del Nord

Nel 2007 il Pil di questa nazione dovrebbe crescere più di quello di Germania e Francia, grazie agli investimenti pianificati dalle aziende americane Ancora abbastanza assenti gli operatori del Sud Europa. Il perché lo scopriamo in questo reportage

Il George Best di Belfast non ha l’aria di aeroporto internazionale, crocevia di businessmen in gessato nero, auricolare bluetooth, Blackberry e portatile.

Sembra, piuttosto, uno scalo vacanze, pochi gate, pochi negozi, ma efficienza tutta britannica, condita da un po’ di sano colore, come indica il nome stesso, quello dell’eroe del calcio inglese, tanto geniale con la palla quanto sregolato nella vita privata.

Ed è proprio questo mix tra professionalità e leggerezza, semplicità e concretezza, che sta facendo diventare l’Irlanda del Nord uno dei poli economici più importanti dell’Europa.

«Il nostro segreto è la gente – afferma il ministro dell’economia Nigel Dodds -, aperta e professionale». La gente che ha tanta voglia di dimenticarsi gli orribili anni di guerra fratricida durata fino a una decina di anni fa.

E, in effetti, raggiunto in dieci minuti il centro città, dei segni di rivolta non c’è traccia. Piuttosto c’è aria di ricostruzione e riconversione. Tutta l’area dei Docks si sta trasformando in uffici, pur mantenendo la tipica struttura esterna di bassi magazzini in mattoni.

Ed è dentro quegli uffici che è stata organizzata una chiaccherata tra i giornalisti e i responsabili dei centri di ricerca, l’Ecit (l’Istituto di elettronica, comunicazione e Information techonology) di Belfast o l’Ulster Center of Excellence for Intelligent Systems Engineering Laboratory di Londonderry, seconda città dell’Irlanda del Nord a circa 40 chilometri a ovest.

Responsabili di aziende, prevalentemente di software ad alta specializzazione: servizi finanziari e telecomunicazioni.

Dal green al business
E tra un ufficio e l’altro c’è sempre spazio per le mille tonalità di verde della natura irlandese.

«Il turismo gioca una parte fondamentale nella crescita economica del nostro Paese – prosegue Dodds -, perché gli americani (recentemente Bill Clinton e lo stesso George W. Bush – ndr) prima vengono qui a giocare a golf nei nostri green e poi si rendono conto che l’Irlanda del Nord è un ottimo posto per fare affari».

Già, e per pochi e semplici motivi. Prima di tutto per la “vicinanza culturale”, essenzialmente la lingua, per la disponibilità di alte professionalità, per il costo della vita ridotto di almeno il 30% rispetto all’Eire e alla regione di Londra, per la simultanea presenza nell’Unione europea e le sole cinque ore di volo da Boston.

Ma non solo, la Gran Bretagna funziona anche come nazione test per il lancio di una soluzione commerciale, grazie all’alto tasso di consumo di beni di consumer electronics, di telefonia, di videogiochi.

La parola d’ordine, in tutto il viaggio, è stata “professionalità”. La strategia inglese, evidentemente, vuole essere molto diversa da quella di un Paese emergente, che si potrebbe accontentare di investimenti stranieri in risorse di basso profilo. Per esempio, nessuno mai ha parlato di sviluppo basic o di call center, ma di competenze provenienti dalle Università con background di alto livello.

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