Home 5G Operatori telco e industria: il 5G lo creiamo insieme

Operatori telco e industria: il 5G lo creiamo insieme

Come la Triscele siciliana (che per il mondo anglosassone è anche il simbolo dell’Isola di Man), il 5G poggia la propria solidità su tre piedi: produttori di tecnologia, carrier e implementatori, ossia l’industria, che crea le applicazioni che ne sfruttano le capacità. Nel contesto della giornata che Ericsson ha organizzato a Milano, in qualità di fornitore di tecnologia, le altre “due gambe” del 5G hanno offerto una prospettiva di sviluppo che fa intravedere le notevoli potenzialità.

Comau e Ducati dal lato dell’industria, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Tim dalla parte degli operatori telco, hanno proposto una visione del mercato attualizzata, dopo la conclusione della gara per le frequenze del 5G.

Industria, la rivoluzione nella rivoluzione

Massimo Ippolito, Innovation manager di Comau ha detto che sta testando il 5G per portare i dati dal campo verso il cloud: il 5G servirà ai robot che si muoveranno su piattaforme mobili, quindi non dovranno cablati. Al pari dell’esoscheletro, ossia il robot indossabile, che con il 5G aiuterà davvero l’uomo nella sua espressione professionale e personale.
«Stiamo facendo la rivoluzione nella rivoluzione – ha detto Ippolito – portando i dati mobili nel 4.0. Per farlo ci serve avere la certezza della prestazione. La fabbrica non si può fermare». In questo la sostenibilità degli investimenti importante, «ma ancora di più lo è la cybersecurity, i dati mobili non sono più controllabili come si faceva prima».

Pierluigi Zampieri, innovation manager di Ducati si è dato una roadmap per proporre un nuovo sistema di sicurezza degli utenti e in questo il 5G può avere un ruolo fondamentale, nella comunicazione fra veicoli.
«Siamo attenti a capire quali servizi gli utenti vorranno pagare. Ormai si sta affermando la visione di un automotive come uno smartphone viaggiante. La moto è un po’ diversa. Ma se si dà un contenuto di valore si può creare una user experience digitale anche per le moto».

Wind Tre, la ricerca del business model

Enrico Barsotti, del CEO Office di Wind Tre, ha spiegato che la sua società ha in atto un processo di consolidamento delle reti, verso una nuova versione di rete basata su 21mila siti. Il processo di “fibrizzazione” (così lo ha definito) delle stazioni radio base è in corso. Per i servizi è in atto una joint venture con open fiber per la sperimentazione ecosistema a Prato e L’Aquila.

«Testiamo tecnologie, processi e impostare i business model. Sviluppiamo use case in mercati verticali. Uno è legato alla sicurezza: un servizio integrato di presidio del territorio con droni e smart glass sugli operatori». Un altro, per l’evoluzione della cultura, vede applicare la realtà aumentata e virtuale nel museo dell’Aquila. Un terzo, sempre all’Aquila, monitoraggio strutturale del building con sensori integrati per misurare preventivamente i problemi.
«Il 5G è un mondo aperto, con anche incertezze sulla sostenibilità dei business model. Ma il percorso è entusiasmante».

Riguardo il mercato, per Barsotti «passeremo attraverso una fase di selezione darwiniana dei servizi. Impariamo dal passato per non replicare gli errori». Quali? «Gli operatori telco hanno perso il pricing power, cresciamo nei volumi, ma non in termini di rilevanza economica. Questo crea problemi di sostenibilità. Il 5G consente di superare questo paradigma. La creazione degli ecosistemi ci può far superare il punto critico. Come sistema telco dobbiamo anticipare i bisogni e muoverci nella catena del valore, da puri abili attori di connettività a service enabler».
E c’è anche un tema regolamentare. Senza timidezze, spiega Barsotti che «se il network slicing non è interpretato bene diventa un freno. I policy maker italiani devono aiutare il sistema telco. Abbiamo investito nelle frequenze, serve ora un give back dal sistema regolatorio».

Mirella Liuzzi, segretario di presidenza camera dei deputati, intervenuta alla giornata di Ericsson ha ricordato come il Governo ha deciso di puntare sul digitale su tre assi: blockchain, intelligenza artificiale e 5G e che è stato approvato iun emendamento per far rientrare il 5G a Genova nei 2 miliardi stanziati dal Mise.

Vodafone, un passo avanti

Sabrina Casalta, head of strategy di Vodafone, dice che la società anticipa le esigenze su tre assi. Per le infrastrutture è stata completata la copertura Narrowband IoT su scala nazionale e Giga network, 4,5 G, con elementi di rete avanzati e software di intelligenza artificiale e big data. Per le filiere produttive e sociali, avviata la sperimentazione a Milano e oltre 20 casi d’uso con ecosistema, da automotive a smart city, da entertainment a education.
Per le competenze, posto che in Italia c’è ancora un gap di competenze digitali, Vodafone ha varato iniziative per costruirle: Codegirl e Whatwillyoube.
Riguardo il mercato Casalta vede potenzialità su tutti i settori: «Ci aspettiamo una forte apertura al codesign e alla cocreation nella catena del valore».

Fastweb, la strada è fibra più 5G

Roberto Chieppa, marketing e customer experience di Fastweb ha ricordato che «Nasciamo come operatore di fibra ma dal 2016 abbiamo abbracciato il 5G. Per noi l’evoluzione è la fibra strutturata con la rete mobile, per dare performance al territorio. Con Ericsson a Roma faremo più di 30 business case. Indirizzeremo gli investimenti dove c’è ritorno economico».
Il 5G farà la differenza anche negli ultimi metri competendo con il FttH.
«Dovremo apprendere i bisogni», ammette Chieppa. Fare ecosistema dipenderà dalla capacità di sviluppo veloce che si avrà: «in questo noi italiani dobbiamo essere anticipatori».

Tim vuole il ruolo di leader della smart nation

Mario Di Mauro, chief strategy officer di Tim, ricorda che oltre alle sperimentazioni, si lavora su più fronti per preparare l’evoluzione. «Le telco vengono da dieci anni di opportunità perse, guardiamo ai prossimi dieci come una grande opportunità. Tim vuole un ruolo di leader e lo ha dimostrato nella gara. Facciamo 2,4 miliardi di investimenti. Siamo stimolo alla domanda fondamentale, anche per il Pil del paese, dobbiamo sviluppare la Smart nation».
Il mercato però va segmentato e TIM lo fa in tre. «Ce n’è uno delle manifatture verticali di industria 4.0, che farà un terzo della domanda». Un altro terzo verrà dalla smart nation, che richiede una politica industriale nazionale. Ultimo terzo, il consumer. «Conosciamo ancora poco del 5G in questo ambito. Vediamo cosa fanno gli OTT. Noi dobbiamo essere pronti per abilitare il servizio al cliente».

Agcom: per il 5G il regolatore deve mettere al centro lo scambio dei dati

Antonio Nicita, commissario Agcom, ha spiegato come il legislatore fino al 4G si è impegnato a regolare lo spettro e nel mondo del mobile i comportamenti di aziende e consumatori, perché i soggetti erano ben definiti.
«Ora si cambia, i rapporti si moltiplicano, al centro c’è lo scambio dei dati, l’ecosistema. Il regolatore deve capire che il dominio cambia».
Secondo Nicita bisogna ridefinire le politiche dello spettro, capire come mettere insieme servizi specializzati con la net neutrality. I servizi basati sulla bassa latenza devono seguire un altro percorso.
Terzo, pensare la standardizzazione. Con il 5G si uniscono vari settori, quindi multistandard. «Dovremmo avere un’autorità che si occupi di servizi digitali».
E il reinvestimento dei maggiori introiti provenienti dalla gara 5G? «È una buona cosa».

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