Oggi il voto per il wifi libero

All’inseguimento del wifi libero. Convulse cronache di disordinata legislatura nel tentativo di fare in fretta.

E’ un periodo di straordinaria confusione. Chiamati a salvare l’Italia ancora una volta, i governanti hanno poco tempo e tante pressioni da tutte le direzioni per fare molte cose. Svariati argomenti sono quindi in costante altalena e tra questi c’è la libertà del wifi, lungamente bloccata per legge in Italia e in pochi altri posti al mondo.

Riassumendo i fatti, a suo tempo il decreto Pisanu aveva bloccato questa forma di libertà produttiva in Italia, varato nell’ambito della lotta al terrorismo nel lontano 2005 ed abrogato solo nel 2011. Da allora il wifi in Italia s’è aperto, con evidenti benefici, per quanto in mancanza di una serie di conferme normative.

Con grande fretta il governo Letta aveva proposto, a metà giugno, il “decreto del fare”: ottanta norme per rilanciare l’economia, compresa anche l’effettiva liberalizzazione del wifi. Molte delle norme sono tante e di portata non sempre chiara da comprendersi, per cui rimbalzi politici e tecnici se ne attendevano a bizzeffe.

Ma per il wifi nei bar e in generale nei luoghi pubblici non c’era nessun dubbio.
Tutto a posto, allora?
No, anzi.
Nella immediata raffica di emendamenti e modifiche, uno in particolare ripristinava la tracciabilità degli utenti a carico del titolare del locale, e per di più su dati sensibili, rilevava il Garante della Privacy. In pratica si richiedeva installazione e relativa manutenzione d’un apposito server sicuro, con costi ed implicazioni non sostenibili dalla stragrande maggioranza degli esercenti, che avrebbero dovuto abbandonare il wifi.

La sollevazione popolare, ancorché on-line, è stata immediata. Stavolta però hanno mostrato sensibilità e rapidità anche i titolari del provvedimento, che è stato corretto. La richiesta di tracciabilità di dati sensibili resta in piedi, ma è stata disinnescata per tutti gli esercizi la cui attività prevalente non è collegata ai servizi internet.

Tutto a posto, allora?
No.

Poiché quel decreto è di fatto il campo di battaglia politico del momento, svariate forze politiche hanno fatto ostruzionismo, e gli emendamenti presentati sono stati oltre 800: troppi per essere discussi.

Per il Governo l’unica via d’uscita è stata la fiducia sul provvedimento complessivo, che andrà in dibattito giovedì 24 luglio per cercare l’approvazione e la conversione in legge.

L’esito non è del tutto scontato, anche se è ragionevole pensare che sarà felice. Quand’anche così fosse, non si esclude affatto una serie di eccezioni, dubbi ed illegittimità in fase di attuazione, neanche per norme -come quella sul wifi- talmente semplici da risultare lapalissiane.

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