Nuovi paradigmi, vecchie crisi

A Smau, spunti, riflessioni e mea culpa dei vendor più “in vista” del mercato nostrano.

Video Hd per un “Non e mai troppo tardi digitale”

Intento a suggerire come la politica italiana «dovrebbe obbligare il nostro Paese a uno switch off dei servizi per la Pubblica amministrazione in chiave tecnologica», in qualità di amministratore delegato di Cisco Italia, l’attenzione di David Bevilacqua è tutta per le tecnologie video, l’alta definizione e per un progetto “altamente innovativo”, che sta portando la prevenzione cardiologica a tutti i dipendenti di Cisco Italia grazie alla partnership messa a punto con l’ospedale Niguarda di Milano. «Certo, perché questo si realizzi, non può mancare un collegamento a banda larga, che si conferma la condizione di partenza per ottenere questo genere di risultati» è il commento di Bevilacqua per il quale, «se la spesa Ict in Italia raggiunge appena la metà della media europea, forse è responsabilità anche di noi vendor, che non siamo stati particolarmente capaci di proporre una tecnologia che non fosse fine a sé stessa». È tempo, ha concluso il manager citando l’esempio di Alberto Manzi e del mai dimenticato programma televisivo “Non è mai troppo tardi”, «che la Tv torni a essere veicolo di formazione, questa volta digitale, nel nostro Paese».

A macchia di leopardo l’innovazione nostrana

Che in Italia dovremmo un po’ tutti prendere atto che «l’innovazione è guidata dai consumatori e non dalla Pubblica amministrazione» ne è convinto Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia, che sottolinea il primato dei suoi connazionali nell’utilizzo “a livello mondiale” degli smartphone «quando, poi, ognuno di noi fa code infinite a un qualsiasi sportello per ottenere un certificato». Ma i casi di eccellenza non mancano, è la riflessione di Bucci che, tolti «i tentativi fallimentari compiuti dall’istruzione di portare gli strumenti digitale all’interno degli istituti scolastici», rinnova il senso di contraddizione che caratterizza il nostro Paese citando casi di eccellenza hi-tech, come Boffi e Liabel, «realtà che sono riuscite a ottenere un valore sul piano internazionale pur con dimensioni ridotte».

In cerca di un’innovazione “autosostenibile”

La invoca Nicola Ciniero, amministratore delegato di Ibm, intenzionato, sul palcoscenico di Smau, a mettere in evidenza «una situazione estremamente migliore rispetto a quella che è la realtà percepita». A dirlo sarebbero i risultati raccolti in tre anni di lavoro realizzati da un team di dieci persone Ibm che, nell’ambito della strategia SmarterPlanet, «hanno girato comuni, regioni e province trovando una vivacità culturale superiore alla media, nonostante le recenti riduzioni agli enti e alle regioni annunciate dal Governo». Motivo per cui, per Ciniero, la Pa locale sarebbe il vero “motore propulsivo” per tornare a mettere al centro il cittadino «a patto che faccia ricorso a un’innovazione autosostenibile».

Aiutare la Pal a valutare business sostenibili

Rinnovare infrastrutture datate è la strada tracciata da Sergio Esposito che, in qualità di country leader Oracle Server and Storage Systems Oracle Italia, invoca un approccio che porti i vendor di tecnologie a sfruttare le proprie conoscenze nell’ambito della Pubblica amministrazione locale che, «in molti casi non sa come mettere a frutto i pur numerosi fondi messi a disposizione dalla Comunità europea. A noi il compito di mettere a punto execution plan e soluzioni che permettano di valutare se un business è sostenibile o meno».

Focus su enti territoriali e scuola

Per Patrizia Grieco, amministratore delegato di Olivetti, se la strada per tornare a crescere in Italia passa dal saper stimolare domanda di Ict presso gli enti territoriali «che sono da considerarsi fondamentali per la ripartenza della nostra economia», a cambiare è la modalità d’offerta. Per la numero uno dello storico brand italiano, il cloud «può davvero cambiare il paradigma abbattendo costi e barriere fisiche grazie a device abilitanti che mettono in sinergia tutti coloro che vivono e lavorano fuori dalla struttura, Pubblica o aziendale che sia».

140 milioni di buoni motivi

Forte del feedback «delle migliaia di partner che ci rappresentano sul territorio», la chiave di volta per Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia, passa da un’It «che consenta ai territori di liberare risorse e tornare a investire». A patto, però, che l’innovazione sia misurabile e che «gli investimenti realizzati non si fermino al territorio Pubblico ma si espandano anche alle aziende, al mondo della ricerca e delle università perché i cittadini si aspettano dei servizi». A tal fine, forte di una serie di contatti sul territorio con Regioni come l’Emilia Romagna, ma anche Lombardia, Puglia e Veneto, quello messo sul piatto da Microsoft per i prossimi tre anni è un investimento da 140 milioni di euro «per far diventare gli italiani più digitali».

Ritrovare il giusto modello di business
Stupito che in un contesto come Smau «non si sia parlato di imprenditori ma di innovazione» è Pietro Labriola, Head of Business di Telecom Italia, per il quale «l’imprenditoria media italiana è sempre stata in grado di innovare i processi produttivi considerati core. La cultura che manca, semmai, è quella del reale apporto dei processi di informatizzazione su questo tipo di attività». Stando a Labriola, infatti, i nuovi imprenditori partirebbero con infrastrutture già avanzate ma non per i processi “chiave”. Su un insieme di circa 3 milioni di aziende presenti nel nostro Paese, per il portavoce Telecom, «il vero ostacolo non sarebbe rappresentato da quelle 200-300mila realtà che hanno al proprio interno un responsabile It, bensì quei 2 milioni e 700-800mila imprese in mano a circa 31mila fiduciari che, oggi, gestiscono le soluzioni informatiche delle aziende di casa nostra». Gli stessi per i quali, l’attuale modello di business «è fortemente messo in crisi dal cloud, che disintermedia lasciando fuori questi soggetti. In tal senso – per il maneger – uno degli elementi da considerare è far scendere in campo soluzioni che permettano ai fiduciari di ritrovare il giusto modello di business senza dimenticarsi che, la vera sfida, consisterà poi nel far percepire il vantaggio delle nuove tecnologie alle aziende che le sceglieranno».

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