Non va mollata la presa sull’innovazione

Avanade, Accenture e Microsoft concordi: reagire all’incertezza con best practice e concretezza. Un ruolo centrale l’avrà l’utility computing.

Ad Accenture le aziende utenti chiedono competenze di industry, a Microsoft quelle sui prodotti e le tecnologie, ad Avanade quelle di implementazione. La triangolazione, con vertice nella joint venture nata nel 2000 da Accenture e Microsoft, protagonista di oltre 4.500 progetti nel mondo, per 1.600 clienti, si perfeziona così.

Gli amministratori delegati di Avanade, Ezio Barbaro, di Microsoft, Pietro Scott Jovane, e il Responsabile System integration di Accenture, Antonio Pezzinga, hanno fatto il punto sul mercato di riferimento nazionale di Avanade e della system integration per lo sviluppo economico.

Ne è emerso che proprio sul concetto di innovazione è necessario non mollare la presa.
Per Scott Jovane «L’innovazione non può sparire dalla conversazione solo perché oggi si chiede a tutti di risparmiare. Altrimenti ne pagheremmo le conseguenze nel giro di due anni».

Pezzinga concorda: «Vero: non si riduce i costi fermando i progetti. La sfida invece è trovare riduzioni di costo che siano strutturali. Oggi partono meno progetti di grande portata, ma quelli più piccoli e tutti focalizzati sull’ottimizzazione del patrimonio clienti».

Oggi per il responsabile di Accenture non influisce tanto la crisi o il panico, ma l’incertezza. Il rischio è quello di star fermi. Serve, invece, spiegare come nell’incertezza ci si deve muovere, dando esempi validi.

Per Jovane bisogna guidare il cambiamento del modo di lavorare. Per esempio le suite di produttività hanno modificato il lavoro. Una ricerca di Accenture dimostra che i manager passano due ore a cercare informazioni per metà inutili. Pertanto il 60% chiede soluzioni che facciano guadagnare tempo, come quelle di comunicazione unificata.

Se si vuole, Office 2010 è la summa di questo processo di evoluzione, e sarà presentato alle grandi aziende anche da Avanade, che ha contribuito al processo di sviluppo del prodotto.

Office online è una necessità dettata dalla visione di aziende che vogliono un mix fatto di applicazioni dentro il fierewall e disponibili su rete. Ossia il paradigma Microsoft chiamato “software + service”. E in questo scenario il cloud è in espansione e saranno i partner a erogarne i servizi.

Per Barbaro, allora, l’utility computing è dirimente nell’attuale scenario economico. L’esempio viene da una grande azienda tedesca, fatta da 100mila utenti, che con Avanade è passata da un sistema on premise a uno online, al cloud computing, con pagamento a consumo e con Sla di livello enterprise, quindi non di tipo “best effort”, come avviene nel mondo consumer. In questo ambito le tecniche di metering servono a capire fin dove si può arrivare e come si deve pagare un servizio.

Per Pezzinga l’utility computing chiede competenze. Per una società di consulenza il SaaS è un processo iterativo, che non sottostà alla logica del waterfall, come in passato. Chi non segue questo trend corre il rischio dell’obsolescenza. E nel cloud il tema della sicurezza delle soluzioni è centrale.

E Barbaro conferma: «la parte consistente di un progetto oggi è la qualità del servizio».

Per l’Ad di Avanade negli ambienti enterprise il mainframe è sempre stato garanzia sicurezza. Microsoft ha vinto la sua sfida quando ha portato l’end-user computing al cospetto del modello azienda. Ora la piattaforma “a 5 nove” di Microsoft è al pari del mainframe.

Un esempio? «Le nostre persone lavorano con Monte dei Paschi per creare soluzioni innovative. Hanno creato il grid con servizi Web per attività core, come la Business intelligence, la gestione rischi, la customer intelligence».

Si tratta di servizi informativi esportabili anche oltreconfine, a dimostrare che l’eccellenza italiana può agire anche in campo tecnologico. Insomma, ci vuole fiducia, competenze e volontà di investimento. Non è una scoperta, ma è meglio ribadirlo, periodicamente.

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