Non è un paese per conservare dati

Il datacenter dove lo metto? Al Sud, direbbe Passera. Perché? Diciamo noi.

Nel piano per la crescita economica che il Governo sta preparando una parte centrale ce l’ha il digitale. Ma siccome il termine potrebbe essere equivocato, diciamo che ce l’ha l’utilizzo della tecnologia per la creazione di opportunità di sviluppo economico.
Meglio, ma non basta.
Diciamo che ce l’ha l’approntare iniziative che allineano l’apparato statale ai cittadini, e non viceversa.

Punto centrale della questione è che la benedetta It consumerization ha cambiato il modus dei rapporti fra centro e periferia, fra periferia e mondo.
Ecco allora che gli investimenti, se di questi si tratta, sono atti dovuti e non spinte autonome.
Comunque è bene che ci siano anziché no.

Al di là di banda larga, e-commerce, velocizzazione dei rapporti e creazione di imprese digitali, una cosa del pacchetto svelato a mezz’agosto è rimasta nei pensieri: i datacenter.
Di più: dove i datacenter.
Si leggeva su Repubblica del 12 agosto che la “misura più evocativa proposta dal ministro Passera” riguardava il Mezzogiorno. Testualmente, maiuscole comprese: «impiantare nelle regioni del Sud una serie di Data Center. Enormi centri per lo stoccaggio dei dati digitali nel quale fare affluire le informazioni presenti in Rete. L’ esempio è l’Islanda, che si è trasformata in un Megaserver dove i più grandi siti del mondo conservano le loro informazioni. Lo stesso farà il Sud. Se possibile per le aziende della New economy italiana e planetaria. Di certo per ospitare i dati che arriveranno con la totale digitalizzazione della Pubblica amministrazione, uno degli obiettivi del piano».
Aspettiamo di verificare che questo sia effettivamente la proposta di Passera.

Lo fosse avremmo alcune cose da obiettare.

Primo: la questione non è “stoccare” i dati, ma farli girare.
Secondo: la risorsa scarsa non è il terminale di approdo, ma il transito. La banda.
Terzo: avere datacenter serve. Ma di più serve averli piccoli, ottimizzati e a risparmio energetico.
Quarto: si vuole fare dell’Italia un posto per conservare dati? Con quale attrattiva?
La citata Islanda (come anche la Finlandia, l’Irlanda o il Nord America) ci mette di suo quello che ha: un ecosistema adatto, che non evoca esattamente la morfologia delle nostre regioni meridionali.
Quinto: avere tanti datacenter (non necessariamente “mega”) serve ed è un’ottima cosa se li si mette a lavorare i dati, non solamente a conservarli.
Ossia a se ci si occupa di fare trasformazione.
Industriale.

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