Nessun fair play. E’ business

La logica che sottende alle decisioni di Telecom e i commenti dei diretti competitor di Ibm, che lasciano da parte le parole di rito e di circostanza. E smentiscono gli analisti.

Appare chiaro che sull’operazione di fusione tra
Tim e Telecom Italia le questioni di merito finiscano per
confondersi con altre osservazioni di natura tecnica, che riguardano l’effettiva
convenienza per gli azionisti e gli investitori, i trasferimenti di
capitali, gli indebitamenti, i passaggi di controllo.
In questa sede, dunque,
ci limitiamo a osservare che la strada scelta da Telecom Italia – al di là
dunque di qualsiasi altra osservazione di natura finanziaria – è in fondo la
stessa annunciata da qualche settimana da altri due big delle tlc europee:
Deutsche Telekom e France Telecom, entrambe interessate a riportarsi in casa gli
asset della telefonia mobile.
Ed è chiaro che la logica che sottende a tutte
queste operazioni annunciate è la stessa: l’integrazione
fisso-mobile.

Diverso è il caso della decisione presa da
Ibm, che ha scatenato, fin nella giornata di venerdì, analisti
e commentatori.
Dei titoli delle prime pagine di giornali e Tg abbiamo già
riferito nella giornata di lunedì.
Naturalmente, mano a mano che l’ipotesi
si faceva più concreta, cresceva anche la ridda delle ipotesi, inclusa quella
lanciata da un autorevole commentatore americano, secondo il quale non sarebbe
nemmeno da escludere l’idea che Ibm ceda i pc, per acquisire in un secondo tempo
Apple, che, non a caso, basa la sua produzione proprio su quei PowerPc di cui la
società non ha certo intenzione di disfarsi.
Lasciando però da parte gli
analisti, tutti convinti della ferrea logica che sottende alla scelta di Sam
Palmisano, che ne esce una volta di più consacrato come manager, è interessante
vedere che cosa dicono i diretti competitor di Ibm: Hp e Dell.
Per quanto
riguarda Dell, le cronache americane riportano un commento al vetriolo dello
stesso Michael Dell, che, dal palcoscenico dell’Oracle World, non ha certo usato
il tono della diplomazia.
La fusione di Ibm e Lenovo? – avrebbe
detto – “Funzionerà come tutte le altre operazioni analoghe avvenute in
questo settore. Ovvero non funzionerà affatto. Quand’è stata l’ultima volta che
avete visto una acquisizione o una fusione di successo nell’industria
informatica? Non succede da anni e non vedo perchè questa volta debba essere
diverso
“.
Ma se Michael Dell non ha esitato a usare l’accetta, non si
può certo dire che Carly Fiorina abbia scelto l’understatement.
Fatta la
necessaria premessa che bisognerà vedere cosa faranno poi davvero le due
società, il Ceo vede l’operazione come un’ottima opportunità per Hp e i suoi
partner.
Scettica nei confronti di una società – Lenovo evidentemente –
finora concentrata sul mercato cinese e sulle sue dinamiche, Fiorina prevede un
periodo di turbolenza e di sconcerto per i clienti Ibm, ai quali Hp e i suoi
partner sono dunque pronti a offrire sicurezza e stabilità.
It’s business,
baby. Il fair play è un’altra cosa.

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