Nell’economia delle idee è il software che guida la transizione

hp-swperformancetour2015_meC’è l’economia basata sulle idee citata a inizio giugno nel keynote inaugurale all’Hp Discover di Las Vegas dal Ceo Meg Whitman nella prima giornata che, a Stresa, sul lago Maggiore, ha dato il via alla terza edizione italiana dell’Hp Software Performance Tour.
Una due giorni tra partner, executive e manager per favorire il confronto sul Bimodal It portato all’attenzione da Mike Shaw, director of solutions marketing, Hp Software, partendo da una digitalizzazione che, grazie ad applicazioni software mobile come Uber o come Enjoy, consentono, di volta in volta, un match di risorse, prefigurando un nuovo tipo di mobilità intermodale.

Al centro, «una digitalizzazione che può davvero trasformare qualsiasi settore d’industria e al cui interno – spiega Shaw – il software definisce la funzionalità di prodotti per i quali il business richiede ora un approccio completamente differente rispetto al passato».
Da qui la scelta di focalizzarsi su una It fluida, piuttosto che su una It core, dove la differenza la fanno innovazione, brand e profitto da una parte, affidabilità, conformità, sicurezza, prezzo e performance dall’altra.
Non senza che emergano aree di collaborazione, cinque in tutto, all’interno delle quali Fluid It e Core It parlano la lingua di cloud ibrido, DevOps, customer experience, Big data e protezione degli asset.

Digital o non digital, sopra ogni cosa, c’è la sicurezza.
Lo ricorda Shaw, lo ribadisce Frank Mong, Vice president & general manager, Hp Enterprise Security Products, sottolineando come «la protect al tempo del digital si traduce in protezione di utenti, dati e applicazioni in un’era in cui chiunque abbia uno smartphone in tasca utilizza una qualche forma di cloud, mentre la pressione verso la compliance fa crescere costi e complessità di gestione delle imprese».

La risposta di Hp si conferma quella Cloud Access Security Platform chiamata a fornire visibilità, protezione e governabilità di user, data e app ovunque essi si trovino attraverso l’uso di soluzioni frutto di lungimiranti acquisizioni, come Hp TippingPoint e Hp Fortify contro l’infiltration, Hp ArcSight e Vertica per il discovery, mentre Hp Atalla e Hp Voltage si occupano di capture e protezione dei dati lasciando alle soluzioni di Security breach management l’onere di mitigare il danno.

«Alla base di tutto – ricorda Stefano Venturi, amministratore delegato Gruppo Hp in Italia & Corporate vice presidentc’è una Information technology che, sempre più liquida, apre a un’Idea economy dove il limite reale che ognuno di noi ha di fronte sono le nostre idee e la capacità di metterci a rete per innovare prima e meglio rispetto ai competitor».
La digital disruption, ricorda il manager, è veloce e arriva dal basso portata da chi, pur piccolo, ha idee di business che poggiano su processi nuovi e utilizza strumenti innovativi per realizzarle.

«Hp di suo lavora con i clienti per ottimizzare l’esistente investendo per portare le capacità software verso un New Style of It più flessibile, che abbracci il cloud e che porti più velocemente tutti noi verso un mercato delle applicazioni standard anche in ambito enterprise federando tra loro i datacenter».
Non a caso, ricorda Venturi, «Hewlett Packard in Italia sta investendo anche nell’innovazione del business, non solo tecnologica, con alcuni gruppi finanziari sui temi d’innovazione del Paese».
Educazione, Sanità, Banche del futuro tra i temi indagati insieme a un Manufacturing 4.0, «che non è solo il 3D printing», e che sarà al centro di un lavoro che durerà tre anni.

«Non è più tempo di giocare in difesa – esorta Venturi –. Questa è la last call per chi vuole cogliere le opportunità che il digitale offre per rimettere le nostre imprese e l’intero Sistema Italia in gioco. Altrimenti saranno altri a fare le cose al posto nostro».

 

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