Nelle gare d’appalto, a fare la differenza saranno innovazione e sostenibilità

Una risoluzione prepara il terreno alle Pmi per un accesso facilitato agli appalti pubblici, che non dovranno più premiare solamente il costo contenuto. Previsto l’uso di un documento elettronico e dell’autocertificazione.

In base a una risoluzione non legislativa
del Parlamento europeo le regole sugli appalti pubblici, che costituiscono il
17% del Pil Ue, dovrebbero essere semplificate per permettere alle
piccole e medie imprese di accedere più facilmente alle gare d’appalto.

In particolare si propone che l’appalto sia
assegnato non solo all’offerta più bassa, ma anche a quella più innovativa
o con un miglior impatto ambientale.

La Commissione presenterà la propria riforma a
dicembre.

Fra le varie proposte approvate dall’Aula per
semplificare le procedure di assegnazione di un appalto vi è la creazione di un
passaporto elettronico che certifichi rapidamente il rispetto, da parte
dell’impresa in gara, delle regole comunitarie in materia.

Per semplificare ulteriormente l’iter
amministrativo, i deputati propongono l’autocertificazione sul possesso
dei requisiti per partecipare all’appalto e che la richiesta della documentazione
originale da parte delle autorità si faccia solo per le imprese selezionate per
la fase finale della gara.

Piccole imprese e subappalti

L’Aula ha proposto la possibilità di suddividere
in lotti gli appalti, in modo da garantire alle piccole e medie imprese
migliori possibilità di partecipazione alle gare.

I deputati chiedono inoltre alla Commissione di
verificare “se per il subappalto siano necessarie nuove norme, ad
esempio l’istituzione di una catena di responsabilità”
per evitare che
le Pmi subappaltatrici siano soggette a condizioni peggiori di quelle
applicabili all’impresa principale che si è aggiudicata l’appalto.

I deputati affermano che il criterio del prezzo
più basso
non dovrebbe più essere un fattore determinante per
l’assegnazione dei contratti, ma dovrebbe essere sostituito da criteri più ampi
che includano l’impatto sociale e ambientale della proposta e prendano in
considerazione l’intero ciclo di produzione del bene o del servizio in appalto.

Allargare i criteri di selezione e ammettere
sistematicamente offerte alternative permetterebbe, secondo il Parlamento, alle
imprese in gara di proporre nuove soluzioni e fare degli appalti un motore
d’innovazione, secondo gli obiettivi della strategia 2020.

Infine i deputati chiedono alla Commissione di
valutare l’adeguatezza delle soglie esistenti per gli appalti di beni e di
servizi.

Le reazioni italiane

Per Raffaele Baldassarre, relatore ombra
della relazione per la Commissione Occupazione, si legge in una nota, «gli
appalti pubblici possono svolgere un ruolo decisivo per il rilancio economico
dell’Ue. Il criterio del prezzo più basso non può continuare a essere
determinante durante la fase di aggiudicazione e va sostituito con quello
dell’offerta economicamente più vantaggiosa in termini di benefici economici,
sociali e ambientali. Allo stesso modo, condivido in toto l’urgenza di una
semplificazione della normativa, che renda le procedure di appalto più snelle,
meno macchinose e più vicine alle esigenze delle piccole stazioni appaltanti
».

Commenti positivi anche da parte di Oreste
Rossi
, per il quale «è fondamentale l’invito che si fa a rispettare i
criteri di trasparenza, chiarezza, sostenibilità e accessibilità, e a seguire
la via della semplificazione e del miglioramento della certezza giuridica
»
e di Claudio Morganti, che ritiene che bisognerebbe «rendere
prioritario anche il problema dell’accesso al credito per le Pmi, che potrebbe
diventare ancora più difficile e costoso con l’entrata in vigore delle
normative di Basilea III. L’insieme dei provvedimenti di Basilea III prevede
requisiti patrimoniali più elevati per le banche, e ciò implica una stretta
all’erogazione del credito e un aumento dei costi di finanziamento che rischia
di colpire maggiormente proprio le Pmi
».

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