Nella palude l’Ict italiana

I dati Sirmi mostrano un sostanziale peggioramento dei conti dell’Ict nazionale, anche rispetto a un 2012 già pesante.

Nessun segno di ripresa, anzi.
Se c’è qualcosa che aumenta è il tasso di decrescita.
I dati relativi al terzo trimestre del comparto Ict nazionale, pubblicati in queste ore da Sirmi, parlano chiaro: se nel 2012 il calo si era attestato a un -2,8 per cento complessivo, quest’anno si supera il 5 per cento, con tutti gli indicatori in segno negativo.

L’It vale 4,325 miliardi di euro, con un -4,8 per cento anno su anno, mentre le Tlc mettono a segno un -5,3 per cento a 8,528 miliardi.

L’hardware, che ancora un anno fa reggeva il colpo con una crescita del 2 per cento, ora vale 1,44 miliardi di euro, in regresso del 5,2 per cento.
Lo stesso si può dire del software, che dodici mesi fa era ancora, se pur di misura minima, positivo: nel terzo trimestre scende del 3,4 per cento a 815 milioni di euro.
Calano di oltre il 6 per cento i servizi di sviluppo e del 4,8 per cento i servizi di gestione, mentre le Tlc si contraggono del 3,8 per cento sulla telefonia fissa (3,64 miliardi) e del 6,3 per cento sulla telefonia mobile (4,88 miliardi).

In questo scenario, non vi sono segnali di incoraggiamento di medio periodo.
Ecco perché Sirmi presenta anche un quadro previsionale di chiusura d’anno, che mostra il mercato Ict italiano peggiorare ulteriormente le performance del 2012. E se lo scorso dicembre il consuntivo aveva fatto registrare un -3,5 per cento anno su anno, il 2013 rischia di portare a bilancio un ulteriore calo del 4,9 per cento, con l’Ict italiana ben al di sotto della soglia dei 55 miliardi di euro.

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