Nei primi cinque mesi del 2010 sale il numero delle imprese italiane

Secondo Unioncamere le nuove aziende hanno superato quelle chiuse per oltre 17mila unità

Capovolgimento di fronte per le imprese italiane nei primi cinque mesi del 2010: ci sono 17.235 nuove aziende in più di quelle che hanno cessato l’attività, secondo l’ultima rilevazione Movimprese di Unioncamere. Oltre 200mila imprese sono nate da gennaio a maggio, contro 183mila che hanno chiuso i battenti. È una decisa inversione di tendenza in confronto ai primi cinque mesi del 2009, quando si registrò un calo di quasi 11mila imprese (186.550 aperture contro 197.539 chiusure). Sembra quindi passato l’apice della crisi economica internazionale, con circa 14mila chiusure in meno e altrettante aperture in più nel raffronto tra gennaio-maggio 2009 e 2010.

Le regioni
Nei registri camerali sono ora iscritte poco più di sei milioni di aziende, con un tasso di crescita del +0,28% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto al medesimo periodo del 2009. Il Nord Ovest ha visto la maggior differenza tra aperture e chiusure (6.832 imprese in più), seguito dal Centro (6.721), mentre il Nord Est e il Sud sono molto più distanziati. Il Centro è l’area che ha segnato il miglior tasso di crescita rispetto allo scorso anno, +0,53% nel numero di aziende nate. Puglia, Liguria, Friuli e Molise hanno chiuso i conti dell’anagrafe produttiva con il segno rosso; il bilancio migliore spetta alla Lombardia con una differenza di oltre 5.600 imprese tra quelle aperte e quelle chiuse, seguita da Lazio e Toscana.

I settori
Il settore che ha perso più imprese tra gennaio e maggio 2010 è l’agricoltura (oltre 10.500 attività in meno), confermando una tendenza costante. Giù anche le aziende manifatturiere, con una differenza tra aperture e chiusure pari a 4.289 attività cessate. La maggior vitalità, con una certa sorpresa, si è trovata nel settore alberghiero e della ristorazione, grazie a un saldo positivo di oltre 4mila attività. Sul podio anche le attività professionali e immobiliari, entrambe con un divario di circa 2.700 imprese tra quelle aperte e quelle chiuse nel periodo considerato.

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