MWC: le app son mobili, qual hype al vento

Bill Gates fa il mea culpa nella gestione del mobile di Microsoft. Dobbiamo farlo anche noi, nel nostro piccolo, e partire ora che il polverone si è diradato.

Avvicinandoci al Mobile World Congress catalano del 25-28 febbraio[http://www.mobileworldcongress.com/2013-preview/], è opportuno farsi alcune domande a stretto contatto con la realtà internazionale ma anche italiana.
Prendendo spunto dal mea culpa di Bill Gates viene da riflettere anche nel mondo delle formichine, che nel loro piccolo hanno sempre delle alternative.
Nel mobile c’è necessità di fare sistema con le cose che sappiamo fare. Abbiamo attraversato l’incredibile virulenza dell’hype comunicativo, quello che alza fitti polveroni attraverso i quali è impossibile vedere.
Il primo, lungo hype, generato dall’era del device, sta finalmente terminando. Porterà certamente ad un equilibrio di mercato, sempre fortemente nelle mani di Apple ma non più “religioso” e quindi più sano.
In particolare è finito il momento nel quale uno o due bravi ragazzi pensano che avendo ideato un’app solo dal lato dell’utente ne possono fare un’azienda innovativa, una start-app come dicono gli italiani giocherelloni.


Basta con il fantasy nelle app

Un secondo hype, dedicato al fantasy delle app, sta terminando. Per un paio d’anni abbondanti ha proposto ipotizzato che a partire da una qualsiasi idea inscatolata nello smartphone portasse ricchezza e fama. Secondo questa fantasia, si ipotizzava che gli estensori delle apps sviluppasero in proprio tutto il software (client/backend/servizi); in cambio, tramite la pubblicazione in uno store qualsiasi sarebbero diventati ricchi a milioni per vendite, in-app sales e pubblicità varie. Fortunatamente anche questa fase è finita ed ha lasciato un ecosistema ancora non chiarissimo ma comunque in robusta strutturazione, il che rende possibile sviluppare modelli di business reali e robusti, anche grazie alla app-izzazione dei software non mobili.
E’ quindi il momento adatto per una vera rivoluzione democratica, accessibile a molti, nella quale il mobile dia segni di di un modello di business credibile. Analoga chiarificazione si chiede alle start-app (e più ampiamente alle start-up anche hardware e di processo), che saranno tra i protagonisti della scena. riusciranno a uscire dalla gabbia del “molto interessante”, per approdare nell’area del credibilmente sostenibile?

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