Murdoch: “Apriamo i giornali ai blogger”

In Italia lo Iulm studia il mondo dei blogger e negli Usa il capo di News Corporation pensa già a come arruolarli

La vicenda della relazione degli Stati Uniti sulla vicenda Calipari, alla
quale un paio di blogger hanno tolto gli omissis virtuali, ha fatto conoscere
anche al grande pubblico il mondo dei blog. Quelli che comunemente vengono
definiti come “diari personali” negli Stati Uniti hanno già
raggiunto una certa fama mettendo in crisi giornalisti del calibro di Dan
Rather, uno degli anchorman più famosi della tv a stelle e strisce, costretto al
ritiro dopo una dura campagna da parte di blog fedeli al presidente Bush che
aveva accusato con falsi documenti relativi al suo servizio militare.


In Italia non siamo ancora a questo punto, ma la comunità dei blogger è in
continua crescita al punto che è diventata anche oggetto di studio dello
Iulm, l’istituto universitario che si occupa di comunicazione, che con la
collaborazione di Splider (la piattaforma ospita oltre 115.000 blog) ha interrogato
oltre seicento blogger che si dedicano con passione al loro hobby. Molti
aggiornano tre volte la settimana le pagine personali, mentre il 21%
ogni giorno ha qualcosa da comunicare
. Il 7% sostiene la sincerità dei blog
che servono anche per esercitare la propria scrittura. Il 50% scrive le proprie
opinioni non tanto per tenere un diario personale, ma per rivolgersi ad altri
lettori, un fattore che nel 48% dei casi condiziona i post (i messaggi
scritti in Rete) e per il 38% non viene invece percepito come un fattore
vincolante. I primi dati della ricerca , che si concluderà entro fine anno,
indicano che i blog “sembrano rispondere tanto esigenze relazionali
quanto a bisogni creativi
dei propri autori che trovano nelle parole in
rete un interessante canale di comunicazione e di espressione della propria
identità e del proprio essere”.


A differenza dello Iulm che, a quanto sembra, si è concentrato sull’aspetto
personale del blog negli Stati Uniti il Pew Internet & American Life Project
ha analizzato il rapporto dei blog con il mondo dell’informazione per concludere
che i diari online non hanno ancora spodestato i media tradizionali in termini
di informazione o influenza sull’opinione pubblica, ma svolgono una importante
funzione di propagazione delle informazioni con un ruolo di guida per i
media tradizionali verso il resto di Internet. Anche perche’ otto
giornalisti Usa su 10 dichiarano di leggerli
tutti i giorni.


Il fermento attorno all’argomento blog è confermato
dall’intervento di Rupert Murdoch, presidente di News Corporation una delle più
grandi industrie della comunicazione internazionale, che in un discorso tenuto
di fronte all’associazione americana degli editori di quotidiani (pubblicato da
Prima Comunicazione) si è occupato anche dei blog. Analizzando la crisi dei
quotidiani Usa Murdoch ha affermato che: “L’indigeno culturale (l’utente a
suo agio con le nuove tecnologie,
ndr
) non manda più le lettere al direttore. Va online e
apre un blog. Dobbiamo riuscire a essere la destinazione di questi
blogger
. Dobbiamo incoraggiare i lettori a pensare al Web come al luogo
dove andare per aprire un confronto con i nostri reporter e commentatori in
dibattiti riguardo al modo in cui una particolare storia è stata riferita. Allo
stesso tempo vorremmo confrontarci con l’idea di usare i blogger come
supplemento alla copertura quotidiana del nostro notiziario su Internet.
Naturalmente questa strategia comporta alcuni pericoli, soprattutto quello di
metter a rischio i nostri standard di credibilità e accuratezza. Per dirla tutta
non siamo in grado di garantire la qualità della gente che non sia direttamente
assunta nelle nostre redazioni. I blogger possono solo aggiungere
qualcosa al lavoro compiuto dai nostri reporter, mai rimpiazzarli.
Ma
possono lo stesso raggiungere una finalità di grande importanza: allargare la
copertura delle notizie, offrirci prospettive nuove e fresche sulle grandi
tematiche, approfondire la nostra relazione con le comunità cui ci rivolgiamo. A
condizione che i lettori comprendano la differenza fra i blogger e i nostri
giornalisti”.


Il lungo inciso apre nuovi scenari per i blogger, permette forse di uscire
dal dibattito “Siamo blogger o giornalisti?” che ha animato anche troppo le pagine Web e
rappresenta per certi versi un arruolamento che può forse non essere apprezzato
dalla comunità. Il futuro dei blogger sta nel controllo di chi fornisce le
informazioni, in un ruolo da “cane da guardia della democrazia”

come si dice
ogni tanto dei giornalisti, o nell’affiancamento di chi lavora nelle redazioni?

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