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Multi cloud, paradigma moderno di economia di scala

Da sempre il cloud ha che fare con la realizzazione di economie di scala e ancor di più oggi, che la trasformazione digitale spinge a cercare nelle applicazioni nuove opportunità per incrementare la produttività e il profitto e il grado con cui le app devono scalare è aumentato.

Come osserva Maurizio Desiderio, Country Manager per l’Italia e Malta di F5 Networks, il numero delle app e la frequenza con la quale devono essere aggiornate e potenziate le rendono ingestibili con metodi manuali tradizionali.

La scalabilità di applicazioni e operation trova quindi il proprio collo di bottiglia in ciò che è umano.

Non è possibile incaricare più persone di risolvere il problema e aspettarsi gli stessi risultati, osserva Desiderio.

Il costo per applicazione, per utente, per cliente, per transazione, rischia di aumentare molto più velocemente di quanto crescano i ricavi e dei benefici ottenibili in termini di riduzione dei costi.

Questo squilibrio rende impossibile continuare a distribuire le app come abbiamo fatto sinora.

Multi cloud è standardizzazione

Il cloud, osserva Desiderio, da sempre promette di cambiare quell’equazione introducendo il potere della standardizzazione.

Non si tratta però di riempire dei rack con copie esatte degli stessi server white-box, ma di standardizzare le operazioni.

Il cloud pubblico ottiene tutto questo fornendo una piattaforma standardizzata attraverso la quale le operazioni possono interfacciarsi con le risorse.

Standardizzando il provisioning e la gestione di quelle risorse comuni (servizi), per il computing, la rete e lo storage, l’automazione (ossia DevOps) può essere applicata e si può ottiene una migliore economia di scala.

Ma secondo Desiderio le applicazioni richiedono molto più di semplici servizi core; devono essere più veloci e più sicure, e questo significa offrire loro in modo più intelligente i servizi, a volte su misura, di cui necessitano, ad esempio, per la sicurezza o le prestazioni.

Standardizzare l’automazione

Le app possono avere esigenze comuni in termini di sicurezza e prestazioni, ma questa base comune non è sempre sufficiente per offrire la corretta protezione e sostenere l’attuale domanda di nuove app da parte dei consumatori.

È necessaria anche una protezione aggiuntiva basata su standard di sicurezza contro gli attacchi a livello di piattaforma e protocollo. Inoltre, si deve poter migliorare in modo costante le prestazioni per aggiungere valore.

Senza avere prima standardizzato non è possibile cogliere tutti questi aspetti. E qui entra in gioco il cloud, come passo da compiere per cogliere il vantaggio e offrire ai consumatori vantaggi concreti, come app veloci e sicure per una migliore interazione con l’azienda.

Ma non tutte le app sono adatte a qualsiasi ambiente cloud: alcune richiedono un livello di sicurezza e familiarità che solo un ambiente aziendale può offrire. Altre funzionano solo in un cloud pubblico.

Questo è uno dei motivi per cui si fanno implementazioni multi cloud e di nuovi ambienti, come la colocation e le interconnessioni, che aiutano a realizzarli.

Come in passato lavorando on premise cercavamo lo “strumento giusto per ogni particolare lavoro”, oggi abbiamo bisogno del “cloud giusto ogni particolare compito”.

L’utilizzo di una strategia multi cloud rende la standardizzazione più impegnativa perché ogni ambiente può essere standardizzato per conto proprio ma non insieme agli altri.

Strumenti e framework aiutano ad affrontare questa sfida fornendo un livello di “interfaccia standard” agli operatori incaricati di gestire il deployment off-premise. Si tratta di un livello operativo che consente la standardizzazione in un mondo in cui i cloud hanno caratteristiche nettamente diverse.

Una volta standardizzati i servizi comuni core, necessari per raggiungere le economie di scala, bisogna considerare i servizi applicativi che forniscono sicurezza e protezione e l’incremento nelle prestazioni richiesto per mantenere alto il livello di engagement dei consumatori. Al termine del processo di standardizzazione si avrà a disposizione un’interfaccia operativa condivisa, e si potrà automatizzare.

Approccio vincente sarà automatizzare prima servizi e processi comuni e condivisi, per poi utilizzare il tempo e il budget risparmiati per finanziare servizi e processi più avanzati e potenzialmente personalizzati.

In sintesi, l’automazione è l’ingrediente per migliorare le economie di scala e ridurre le differenze nei risultati perché, come dimostrano vari studi, circa il 22% delle interruzioni di servizio è il risultato di un errore umano e l’IT oggi impiega circa il 15,9% del suo tempo nel risolvere e rimediare a problemi, che molto spesso sono il risultato diretto di questi errori umani.

L’automazione può liberare tempo non solo riducendo quello dedicato alle attività di provisioning, aggiornamento, patch e gestione della configurazione, ma facendo diminuire anche il numero di errori e il tempo necessario a identificarli e correggerli.

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