Mobile Proximity Payment: da qui passa la crescita

In Italia, nel 2015, la School of Management del Politecnico di Milano prevede un transato pari a 1,4 miliardi di euro per lo più ascrivibile ai servizi di pagamento attivati e fruiti in condizioni di prossimità tra esercente e cliente. A patto che si realizzino circolarità e diffusione.

Al di là dei numeri snocciolati in occasione della presentazione dei dati sul Mobile Payment, a cura della School of Management del Politecnico di Milano, a far percepire un sostanzioso fermento anche sulla scena italiana ci sono 32 realtà che, in qualità di partner e sponsor, hanno preso parte alla terza edizione dell’Osservatorio Nfc & Mobile Payment, opportunamente intitolato: “Se non ora quando?.

Ma i numeri sono numeri e come tali hanno la loro importanza.
A darli è Alessandro Perego che, in qualità di responsabile e anima dell’Osservatorio in questione, inquadra un transato che, nel 2011, in Italia, relativamente al Mobile Commerce afferente i contenuti digitali, ha raggiunto circa 200 milioni di euro.

A questi vanno sommati quelli derivanti dal Mobile Commerce di prodotti e servizi – «essenzialmente frutto di aste, vendita di biglietti ferroviari e aerei, fashion e prenotazioni alberghiere» – che, in forte crescita rispetto al 2010, si sono attestati intorno agli 80 milioni di euro.

I numeri del Mobile Remote Payment
Guardando, invece, esclusivamente a quelle iniziative che supportano principalmente la fase di pagamento, il valore complessivo del Mobile Remote Payment in senso stretto, «è di 330 milioni di euro, frutto della somma di oltre 200 milioni di euro di contenuti digitali acquistati attraverso telefono cellulare, un po’ più di 100 milioni di euro in ricariche telefoniche e qualche milione di euro, comunque in significativa crescita, per l’acquisto di altri beni o servizi, come trasporti, skipass e altro ancora».

La notizia buona, a questo punto, è che «se sommiamo anche la vendita di ricariche telefoniche, è evidente una crescita significativa del numero di servizi che consentono questo tipo di pagamento, anche se concentrati in ambiti già noti», trasporti, ricariche e pagamento soste, in primis.


Perché una serie di dati vanno dati da assodati.

Il primo è che, nell’ambito del Mobile Remote Payment, «le tecnologie sono in evoluzione ma sostanzialmente consolidate e già oggi di larghissima diffusione. Anche il sistema dell’offerta – è l’ulteriore precisazione – è ben sviluppato e a disposizione degli esercenti interessati ad adottare una delle molteplici soluzioni a disposizione».

Anche in termini di “consapevolezza del valore” i casi all’estero e in Italia «dimostrano come, inserito all’interno dei processi di un esercente, il Mobile Remote Payment sia in grado di creare valore».

Dunque?

Quello che manca, per Perego, «è la creazione di un circolo virtuoso di progettazione corretta di servizi che si incentri su tre elementi fondamentali, vale a dire focalizzazione sui bisogni, semplicità e comunicazione».

Ma se il Mobile Remote Payment e il Mobile Commerce insieme si starebbero concentrando su determinati ambiti «dove è palese che il Mobile può dare opportunità differenziali importanti rispetto ad altri canali, gli ambiti applicativi toccati dal Mobile Proximity Payment riguardano acquisti presso retailer, ristorazione e fast food, cinema, giornali, tabacchi, trasporto pubblico e carburanti per un valore del transato complessivo pari a svariati centinaia di miliardi di euro».

Italia ferma al Contactless Payment
Peccato che, in Italia, tutto questo si riduca a un transato pari a zero. «Da noi – conferma Perego –, tolti alcuni interessanti progetti di Contactless Payment realizzati, mancano ancora del tutto le infrastrutture e l’offerta per la proposizione di servizi di Mobile Proximity Payment» che potrebbero, però, beneficiare «degli svariati centinaia di milioni di carte contactless già diffuse, dei circa 5mila Pos contactless attivi sul territorio e di altre decine di migliaia di Point of sales potenzialmente attivabili in questa modalità».

Ma perché il Bel Paese è ancora in una fase embrionale proprio in quello che appare l’ambito più economicamente profittevole del Mobile Payment?

La risposta è semplice: «Dal punto di vista strettamente tecnologico, gli strumenti per realizzare il Mobile Proximity Payment sono, Near field communication in testa, già mature, ma la loro diffusione, in termini di dispositivi Nfc-ready e di Pos contactless, è ancora fortemente limitata» fa notare Perego.

Ciò detto, se nei prossimi 3-4 anni non è arduo ipotizzare una certa risoluzione di questa tipologia di ostacolo, quel che manca del tutto da noi «è un sistema dell’offerta pronto e, comunque, con una circolarità accettabile».

Come se non bastasse, a una molteplicità di attori che sono ancora incerti sulla strada da seguire in termini di alleanze e di configurazione di filiera, si affianca l’evidenza di come «una chiara consapevolezza dell’impatto del Mobile Proximity Payment da parte degli esercenti non ci sia ancora».

Chiamata per telco, banche, esercenti e Pa
Perché la diffusione di questi strumenti porti risultati anche da noi occorrono “circolarità” e “diffusione”.

La prima si raggiunge a livelli accettabili solo ed esclusivamente «se il servizio di Mobile Proximity Payment è offerto da una serie di telco leader e da altrettante banche per tutti i tipi di smartphone oggi presenti sul mercato e non solo per alcune piattaforme operative».
La seconda si realizza se nell’analisi del valore verranno pesantemente coinvolti gli esercenti e quella Pubblica amministrazione che, in generale, in Italia, «ha tutto da guadagnare» dalla diffusione dei pagamenti elettronici.

Perego ne è talmente convinto che, con il suo gruppo di lavoro, dopo aver suddiviso il Mobile Payment in: Mobile Commerce e Remote Payment di beni e servizi; in Mobile Commerce e Remote Payment di contenuti digitali e in Mobile Proximity Payment, per il 2015 lancia il guanto della sfida ipotizzando un passaggio dagli attuali 600 milioni di euro a 1,4 miliardi di euro.

Con un transato atteso per il Mobile Proximity Payment di un ordine di grandezza superiore rispetto a quello atteso dal Mobile Commerce e Remote Payment di prodotti e contenuti digitali.

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