Mobile Commerce: piccolo, ma si farà

Vale poco più di 10 milioni di euro l’ecommerce in mobilità, ma già rappresenta il prossimo step di investimenti per il 40% degli operatori. Ma il passaggio dall’infocommerce all’ecommerce vero richiede qualche cosa in più.

Naturalmente, l’elemento di novità nell’analisi dell’andamento dell’ecommerce b2c è rappresentata dalle attività di acquisto e vendita online svolte da dispositivo mobile.

Stiamo parlando di un comparto ancora embrionale, soprattutto se si esclude dall’analisi la vendita di contenuti, e che al momento vale non oltre 10 milioni di euro.

Si tratta, si legge nella ricerca del Politecnico, di un comparto per il momento sviluppato su una sola piattaforma di riferimento, l’iPhone, e orientato sostanzialmente alle attività di ticketing, alle quali si aggiungono più sporadici acquisti di libri, abbigliamento o qualche asta.

I segnali di sviluppo tuttavia ci sono, e non solo legati alla ormai arcinota propensione degli italiani all’uso del telefono cellulare.
In realtà, molti operatori guardano al mobile come a un canale complementare, a supporto del processo di acquisto. Non è detto che la transazione in effetti possa o debba chiudersi necessariamente in mobilità, di certo la mobilità comincia a essere utilizzata come strumento per attività di infocommerce, come perfetto ponte tra l’esperienza online e l’esperienza in store, con il pregio di avvicinare gli utenti alla fase di chiusura dei processi di acquisto.

Di certo, se è vero, come risulta dallo studio, che il 40 per cento degli operatori ha intenzione di investire nel futuro prossimo nei servizi mobile, è altrettanto vero che mancano ancora alcuni anelli al completamento del cerchio: il riconoscimento automatico dell’utente, l’uniformità tra i siti, l’offerta di formati di navigazione che aiutino il landing dell’utente direttamente sulla pagina dei prodotti, l’utilizzo dei location based service.

Attualmente, per altro, sono pochi i siti che consentono la chiusura della transazione direttamente da dispositivo mobile, mentre molto meglio funzionano tutte le attività di aftersale, i programmi di fedeltà e membership.

In realtà sono molti gli aspetti sui quali lavorare, a partire dalle scelte tecnologiche.
Meglio siti ottimizzati per il mobile, o apps dedicate?

La questione è meno peregrina di quel che possa sembrare di primo acchito.
Ma già il fatto che ci si ponga il problema, significa che la strada è stata per lo meno imboccata.

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