Primi bilanci a un anno dalla creazione del progetto incubatori per giovani e tecnologie. Che si prepara a sbarcare a New York.
In un paese come il nostro, dove il rapporto tra aziende, istituzioni e università è sempre stato a dir poco faticoso, il progetto Milano Crea Impresa è una di quelle iniziative che fanno sperare che qualcosa stia finalmente cambiando.
Un progetto voluto dall’Assessorato Innovazione, Ricerca e Capitale Umano del Comune di Milano (il primo comune in Italia a dotarsi di un assessorato dedicato all’innovazione), e coordinato dal centro per lo sviluppo imprenditoriale Alintec, società partecipata da Camera di Commercio, Assolombarda e Fondazione Politecnico.
L’obiettivo è quello di creare una rete di incubatori che supporti la nascita e lo sviluppo di idee imprenditoriali basate sui giovani e sulle tecnologie avanzate. La rete, partita nel gennaio del 2009 (info all’indirizzo www.reteincubatori.it) ad oggi è formata da cinque incubatori (ma presto se ne aggiungeranno altri), le cui aree di business e tecnologiche rispecchiano alcune eccellenze del territorio milanese: alimentazione e gusto (non tutti sanno che il milanese ha un elevato numero di aziende agricole..), biotecnologie (il 40% delle aziende di questo settore opera a Milano), energia, Ict, moda.
La rete offre ai giovani imprenditori un supporto molto concreto, dall’analisi dell’idea della fattibilità, alla consulenza gestionale, finanziaria e brevettale, dai servizi di marketing, alla internazionalizzazione, alla dotazione di spazi fisici (uffici, laboratori, ..).
Tutto questo parte da un dato di fatto: i giovani che affrontano l’avventura il più delle volte hanno grandi conoscenze tecnologiche, ma si perdono se devono affrontare problemi di natura finanziaria e manageriale.
La rete colma anche questa lacuna, grazie all’affiancamento di tutor.
Coinvolti anche venture capitalist e business angels che hanno la possibilità di valutare le start up high tech e investire di conseguenza.
Anche da questo punto di vista, il progetto procede bene: diverse aziende hanno avviato l’attività grazie al contributo iniziale elargito dal Comune di Milano, in seguito hanno potuto contare su consistenti finanziamenti da parte di società di investimento, e hanno cominciato a percorrere una strada autonoma dal punto di vista economico.
I numeri sono lusinghieri: le start up che hanno aderito sono più di 70, per un fatturato di 25 milioni di euro, più di 300 addetti, 4000 mq di uffici e 9000 per laboratori e spazi comuni. In tutti, dicono quelli di Alitec, c’è la consapevolezza del “quanto è dura, ma ce la posso fare”.
Come testimoniano i dati della Silicon Valley, dove di cento start up una sola riesce ad affermarsi sul mercato, poche vengono vendute, le altre muoiono. Iniziative come la rete degli incubatori contribuiscono anche a superare ostacoli culturali duri a morire in Italia, secondo cui non possiamo che essere quelli che sul web offrono prodotti tipici alimentari, e condannati al nanismo e al mercato locale.
Tra i giovani imprenditori, al contrario, è fortissima la predisposizione all’internazionalizzazione, che parte da forti convincimenti culturali (questa è la generazione digitale nativa..) e da considerazioni di fatto (il mercato italiano è troppo piccolo).
Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha confermato l’impegno del Comune a supportare il progetto, ha ricordato che il comune ha stanziato sei milioni di euro per le start up high tech, (“non pochi per un ente locale, e comunque in linea con i dispositivi previsti dal Trattato di Lisbona”) e che lo sforzo va nella direzione dei settori indicati sopra e nella green economy, ha annunciato che Milano Crea Impresa sarà presentato in un road show internazionale che partirà in maggio da New York.