Milano capitale del business, ma solo per gli italiani

Gli stranieri, al contrario dei connazionali, apprezzano il capoluogo lombardo soprattutto per l’offerta culturale

Per tutti gli italiani Milano è la città degli affari e della moda, ricca di opportunità lavorative e popolata da abitanti in rapido e perenne movimento. L’immagine che invece gli stranieri hanno del capoluogo lombardo è quella di una sorta di Firenze del Nord, ovvero una città d’arte ricca di offerte culturali. Vero è che nella città meneghina musei e ricchezze storiche non mancano di certo (basti pensare al celebre Cenacolo vinciano), ma questo contrasto emerso nel primo rapporto di competitività della città di Milano farà sicuramente riflettere amministratori e attori locali. La ricerca (promossa da Comune, Camera di commercio e sistema universitario milanese), basata sull’analisi di oltre 70 ranking nazionali e internazionali e su una serie di indagini demoscopiche, aveva l’obiettivo di individuare punti di forza e debolezza della metropoli lombarda nel contesto internazionale, anche in vista del prossimo Expo 2015.

Una città per gli affari soprattutto per gli italiani
La lettura del rapporto evidenzia che la differenza di percezione è evidente soprattutto nel contesto business: gli uomini d’affari italiani considerano Milano come il luogo principe degli eventi e delle esposizioni, grazie al ruolo trainante nel contesto nazionale di Fiera Milano. All’estero, invece, il capoluogo lombardo è considerato soprattutto una città d’arte: la percezione dei businessman stranieri delle opportunità economiche offerte da Milano è positiva, ma meno entusiastica di quella dei colleghi italiani. In compenso gli imprenditori esteri ritengono la città una destinazione d’affari un pò più economica rispetto ad altre capitali europee. Turisti italiani e stranieri, nonostante inquinamento e traffico, sono però soddisfatti delle loro visite nei dintorni del Duomo: il 40% giudica infatti la città superiore alle proprie aspettative.

Problemi legati al contesto nazionale
Il turismo di piacere non può però bastare a una metropoli che si trova a competere a livello internazionale con New York, Londra e Città del Messico. Una città come Milano deve essere in grado di attrarre investimenti imprenditoriali e capitale umano, puntando sulla forza delle sue attività economiche e sulla qualità della sua offerta formativa. Ma se su questi versanti alla città meneghina è riconosciuta una posizione di eccellenza in ambito nazionale, la situazione è un pò meno rosea se si prendono in riferimento i ranking internazionali. Milano sconta infatti un posizionamento non eccellente nelle classifiche universitarie (scarsa internazionalizzazione e dimensione limitata), oltre che alcune caratteristiche negative del Sistema Italia nel suo complesso (basso livello degli stipendi, lentezza del sistema giudiziario, pressione fiscale, difficoltà di accesso al credito…).

La fuga del capitale umano
Il capoluogo lombardo, inoltre, deve fare i conti con un problema di capitale umano: nonostante sia riconosciuta come una delle città più avanzate d’Europa nella manifattura hi-tech (chimico e biotech) e nel mondo del design, i percorsi di carriera dei professionisti sono in realtà resi difficili dalle piccole dimensioni delle imprese del territorio (il cosiddetto nanismo). Quello che succede è che molti “talenti” si formano a Milano ma poi si trovano a dover lasciare la città per l’assenza di reali prospettive di crescita professionali. Un problema non da poco per la ricchezza del tessuto sociale della città, che avrebbe però bisogno probabilmente di risposte nazionali (supporto alla capitalizzazione delle imprese, incoraggiamento delle fusioni, ecc.). Molti imprenditori esteri, comunque, ritengono Milano come un’importante porta d’accesso per il mercato italiano, tanto che il 32% – una percentuale non da poco in tempi di crisi – si dichiara interessato alla possibilità di aprire una sede della propria società nel capoluogo lombardo. Gli investimenti esteri, segnala la ricerca, si indirizzerebbero soprattutto su commercio, distribuzione e logistica piuttosto che sulle attività di produzione e progettazione.

Un messaggio da diversificare
La città meneghina, insomma, ha dei punti di forza ma deve lavorare per migliorare l’autorevolezza del suo “brand” a livello internazionale: «È necessario comunicare Milano in modo nuovo – ha dichiarato Giuliano Noci, coordinatore del Gruppo di lavoro universitario – .Anche le istituzioni devono prendere coscienza che esistono diversi tipi di target (business, turistico, ecc) a cui devono essere rivolti differenti messaggi. In quest’ottica le tecnologie del Web possono aiutare gli utenti a vivere in anticipo l’esperienza che si può vivere a Milano».

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