Microsoft e Sun ci mettono una pietra sopra

Le due società hanno deciso di scambiarsi le tecnologie. Il mercato è rimasto colpito dall’accordo, per non dire attonito, subodorando chissà quale manovra sotterranea. Ma dall’Italia i responsabili delle società tranquillizzano: “Collaborazione non significa fine della competizione”.

Un fatto destinato, forse a fare la storia dell’It: Sun e Microsoft hanno chiuso le ostilità che per anni le hanno contrapposte, raggiungendo un accordo, che va dallo scambio di tecnologie alla proprietà intellettuale. Nella sostanza, Microsoft ha deciso di pagare a Sun 1,6 miliardi di dollari, 700 milioni dei quali serviranno a mettere fine a una serie di pendenze in materia di antitrust e i restanti 900 milioni per risolvere le dispute aperte in materia brevettuale.


Ma non è solo una pietra sul passato. La nuova intesa pone le basi per una più ampia collaborazione tra le due aziende, che hanno deciso di condividere le tecnologie server, con l’obiettivo di aprire la strada all’interoperabilità tra le rispettive piattaforme.


In una fase iniziale la collaborazione si concentrerà su Windows Server e Client, ma in prospettiva dovrebbe allargarsi ad altri ambiti (e-mail e database).


Il pagamento, nota di non poco valore, verrà ascritto nei conti del quarto trimestre di Sun, e quindi modificherà il bilancio dell’azienda, per la quale si attendono delle perdite nel terzo trimestre, a cui faranno seguito tagli di 3mila addetti. È evidente che l’accordo porta un forte cambiamento, non solo nel mercato ma anche all’interno della stessa Sun, tanto che, contestualmente all’annuncio dell’intesa con l’ex “nemico” è arrivata la notizia della nomina del responsabile del software Jonathan Schwartz al nuovo ruolo di Chief operating officer. Un softwarista, insomma, alla guida delle operazioni.


I primi feedback, positivi, sono arrivati dal canale Sun statunitense: system integrator, Var e solution provider sono abbastanza concordi nel sostenere la necessità di seppellire l’ascia di guerra, per concentrarsi su questioni più importanti per il business, come la tanto attesa certificazione Windows per i server Opteron.

C’è qualcuno nel mirino?


Il pragmatismo dei partner Sun è evidente e un po’ serve a lenire le speculazioni degli analisti, come quella che definisce l’alleanza come “anti-Linux” o “anti-Ibm”. Peraltro il sospetto è lecito, anche perché c’è una cosa che la comunità open source ha sempre perdonato a fatica a Sun: il tardivo commitment alla causa Linux.


Alla fine, però, gli analisti e gli osservatori sono tutti abbastanza concordi nel sostenere che i benefici saranno visibili e tangibili soprattutto per la comunità degli sviluppatori, che, almeno in prospettiva, dovrebbe vedersi risparmiate ore di sviluppo e integrazione. In realtà, al momento non è stato reso noto come e in quale misura si svolgerà la collaborazione e lo sviluppo dell’interoperabilità. Né come e quanto tutto questo avrà impatto con gli impegni già presi da Sun nei confronti delle diverse anime dell’open source.


Di sicuro c’è il commento di Linus Torvalds, secondo il quale l’accordo ha più il sapore di due combattenti che si leccano reciprocamente le ferite, piuttosto che un vero e proprio sgambetto a Linux.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome