Microimprese, la fetta più grande delle Pmi

Microimpresa che non innova, microimpresa che non cresce. Per rendersi conto del divario tecnologico che affligge le strutture identificate dal Titolo II del decreto 185/2000 come aziende con un massimo di 10 dipendenti e un fatturato inferiore ai due milioni di euro non serve ricorrere agli analist

Gli oltre quattro milioni di partite Iva che vi chiediamo di tenere a mente non servono a noi in questo contesto per ribadire quanto sia ampio il grado di arretratezza It giustificato, il più delle volte, da una più modesta capacità di spesa. Non appartiene, infatti, a pochi rivenditori il commento che «se l’adozione di tecnologie in una microimpresa si risolve spesso in software di contabilità, videoscrittura, foglio di calcolo o poco altro, si capisce il motivo per il quale l’analisi e la razionalizzazione dei flussi aziendali in queste strutture sia praticamente inesistente o molto limitata». Qui, per migliorare il panorama, servono operatori desti, che non si lascino scoraggiare, ma che colgano la spinta all’innovazione che non è solo delle medie e grandi realtà.

D’altronde, se lo ha fatto l’Ikea che, di recente, ha dedicato parte del suo spazio espositivo a proposte di arredamento per negozi, piccola ristorazione, studi medici professionali e spazi aziendali condivisi, anche i diversi operatori che popolano il trade possono proporsi in maniera intelligente. Perché vendere alle micro strutture non vuol dire miniaturizzare quel che esiste e va bene per le altre, ma calarsi in un contesto ben diverso e proporre ciò che può sul serio fare la differenza.

Tenendo ben presente che, se è vero che le aziende a conduzione familiare e quelle prive di una struttura manageriale innovano poco, è altrettanto vero che quelle che lo fanno, lo fanno sul serio scegliendo il meglio che c’è sul mercato.
Ma non solo. Se è vero che il 70% delle partite Iva presenti in Italia è uninominale, nel mercato dell’Ict è il soggetto “persona” che si fa avanti ricoprendo il ruolo di agente dell’innovazione.

A evidenziarlo, fra le altre, è la società di ricerca Sirmi, per la quale è l’individuo ad assumere un ruolo centrale diventando il principale destinatario e fruitore di tecnologia sia business, sia consumer. Sotto gli occhi di tutti, casa, ufficio, spazio pubblico si fondono con tempo libero, studio, lavoro e una tecnologia che va resa fruibile ovunque ci si trovi. La parola d’ordine per tutti diventa, allora, concentrarsi sulla persona, sulle sue azioni e sui suoi comportamenti per trovare nuovi spazi di crescita e sviluppo. Nei link a lato, allo scopo di fornirvi alcuni spunti, riportiamo una serie di interviste condotte letteralmente “sotto casa”. Più microimpresa di così…

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