Meno imprese e consumi: ripresa difficile fino al 2010

Il rapporto elaborato da Confcommercio segnala un calo nelle spese reali in tutti i settori: solo il tempo libero mantiene il segno positivo anche se dimezzato rispetto al 2007

La crisi economica e la contrazione dei consumi faranno sentire i loro effetti fino almeno al 2010: se il 2008 si è chiuso con un calo della spesa delle famiglie italiane pari allo 0,7%, i prossimi due anni non promettono una facile ripresa. Questa, in sintesi, è la previsione emersa dal Rapporto sui consumi 2008, elaborato da Confcommercio. Lo studia segnala anche il saldo negativo tra nuove imprese e attività cessate – ben 30mila unità in meno nei primi nove mesi del 2008 – determinato prevalentemente dal crollo del potere d’acquisto per quanto riguarda la ricchezza finanziaria (-10%).

Famiglie e imprese costrette a risparmiare, dunque, mentre il 2009 dovrebbe mostrare ancora un calo per Pil e consumi dello 0,6% e 0,7% rispettivamente. La previsione sul Pil è comunque assai più favorevole di quella stimata da Bankitalia, pari al -2% per il 2009. Considerando i principali settori di spesa, quello delle vacanze e del tempo libero è l’unico in grado di mostrare un minimo di tenuta nel triennio 2008-2010. La previsione è di una crescita media annua pari all’1,3%, anche se dimezzata rispetto al 2007. Si stanno pertanto erodendo i margini di profitto per tutti gli operatori del settore (come alberghi e agenzie di viaggio), entrando in una fase di sempre maggior competizione sul fronte dei prezzi e servizi offerti.

L’area della mobilità appare in decisa riduzione (-1,4% contro il +3,7% nel 2007): cumulando le variazioni reali 2008-2010 si ritorna, alla fine del periodo, a un volume di spesa reale – al netto dell’inflazione – pari a quello d’inizio 2006. È negativa pure la spesa reale per pasti in casa e fuori di casa (-0,5%), segmento all’interno del quale sono soprattutto i consumi domestici a perdere quota. In diminuzione figurano anche le spese destinate alla casa e alla cura personale, dello 0,3% e 0,4% rispettivamente. I dati evidenziano quindi un orizzonte sostanzialmente statico – quando non in abbassamento – con scarsa mobilità sociale, stagnazione economica e poca propensione a variare le proprie abitudini d’acquisto.

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