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Memorie 3D XPoint, quali vantaggi

Prima la versione “completa” per server SSD DC P4800X e qualche giorno dopo il prodotto per client Optane Memory con una concezione diversa ma un cartellino del prezzo decisamente più leggero: sono le prime mosse commerciali di Intel legate alla sua tecnologia di storage 3D XPoint, annunciata quasi due anni fa e che sta ora arrivando sul mercato con i primi prodotti a marchio Optane. E che promette di cambiare decisamente il modo di usare lo storage, almeno nelle applicazioni di fascia più alta.

Prima però un passo indietro: cos’è effettivamente 3D XPoint? Sintetizzando, è una tecnologia di memorizzazione che Intel ha sviluppato con Micron e che si basa su una disposizione innovativa delle celle di memoria flash: l’unità di memorizzazione di base è un “die” da 128 miliardi di celle poste in due livelli sovrapposti che sono connessi da conduttori microscopici, per una capacità di 128 Gigabit (non GB). Più unità sono ora combinate insieme nei prodotti Optane, che offrono al momento capacità limitate rispetto alle unità SSD convenzionali: le prime unità per server siglate SSD DC P4800X sono da 375 GB, entro l’anno dovremmo arrivare anche a 1,5 TB.

Per accedere alle celle di memoria 3D XPoint non si impiegano transistor e questo velocizza in maniera marcata la velocità di accesso alle informazioni rispetto agli SSD. Di quanto? Intel e Micron hanno sempre indicato un valore generico di “mille volte” avvicinando le prestazioni di 3D XPoint a quelle della memoria RAM più che degli SSD. In realtà la pratica – cioè i primi modelli di SSD Optane – ha dimostrato che i vantaggi della nuova tecnologia per quanto riguarda l’accesso ai dati stanno soprattutto nella bassa latenza sotto qualsiasi condizione di carico, il che permette prestazioni in I/O costanti nell’intorno delle 500 mila operazioni al secondo.

Un SSD per server Optane DC P4800X
Un SSD per server Optane DC P4800X

Ma 3D XPoint porta anche un altro vantaggio grazie al suo meccanismo per l’accesso alle celle di memoria: non c’è il problema della “usura” delle memorie che colpisce gli SSD classici, limitando il loro ciclo di vita in termini di operazioni di scrittura. Se una unità SSD non dovrebbe essere riscritta completamente oltre dieci volte al giorno – ovviamente in media – una Optane arriva a tre volte tanto senza problemi.

Nei server, Intel prevede l’uso dei sistemi Optane anche come estensione della memoria RAM. La velocità non è la stessa (le RAM sono una decina di volte più veloci delle memorie 3D XPoint) ma non è nemmeno così lontana e i sistemi Optane possono offrire molta più capacità a parità di spazio occupato. Per questo Intel ha sviluppato una tecnologia ad hoc, definita Memory Drive Technology, che permette a un processore Xeon di “vedere” una o più unità P4800X come parte della memoria RAM. In questo modo si possono avere configurazioni con anche 48 TB di quasi-RAM a costi relativamente bassi. Relativamente, perché un sistema Optane da 375 GB dovrebbe costare circa 1.500 dollari quando arriverà sul mercato.

Optane Memory
Optane Memory

E per i client, che non possono permettersi certo queste cifre? Qui Intel ha presentato con Optane Memory qualcosa di diverso: non SSD autonomi ma memorie cache 3D XPoint da 36 o 64 GB da inserire in slot M.2 come “affiancamento” di altri SSD o hard disk. In questo modo si può velocizzare complessivamente l’accesso alle informazioni del disco di avvio di un client: serve un chipset compatibile (esiste per processori Skylake e Kaby Lake) e Windows 10 a 64 bit. Prezzi: da una cinquantina a un’ottantina di dollari a seconda della capacità

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