Medie imprese, prezzi più bassi e innovazione per superare la crisi

Secondo un’indagine Unioncamere e Mediobanca la maggior parte di queste aziende nel 2009 rinuncerà a investire

Le medie imprese industriali italiane sono consapevoli della gravità della recessione, ma adotteranno nuove strategie per superare questo momento difficile. È quanto evidenzia l’ottava indagine di Unioncamere e Mediobanca sulle medie imprese industriali: in Italia queste aziende (società con un fatturato compreso tra 13 e 290 milioni di euro e un numero di dipendenti tra i 50 e i 499) erano nel 2006 4.226, ovvero 850 in più rispetto al 1998.

Scarsa la presenza nel Meridione
L’indagine 2009 (censimento al 2006) conferma comunque la notevole e prevalente diffusione delle medie imprese nel Nord Ovest, nel Nord Est e nel Centro. Molto più rarefatta è invece la presenza nel Centro Sud e Isole sia in valori assoluti (un decimo del totale delle medie imprese) che in confronto al totale delle aziende manifatturiere della stessa area (2,8 ogni 1.000, contro la media di oltre 10 nelle altre aree). La regione italiana più densamente popolata di medie aziende industriali è la Lombardia, che ospita il 20% del totale nazionale (la sola provincia di Milano ne conta 434). Le altre due regioni in cui la numerosità è più elevata sono Veneto ed Emilia-Romagna.

Previsioni negative per il 2009
Un sondaggio a campione ha messo in evidenza come questa tipologia di aziende non sia affatto immune agli effetti negativi della congiuntura: il 37,9% ha osservato una riduzione del fatturato nel 2008, a fronte di un 38,9% che ha registrato un aumento e di un altro 23,2% che ha dichiarato una sostanziale stabilità. Molto più pessimistiche sono invece le previsioni per l’andamento del mercato nel 2009: quasi il 67% si attende una contrazione della produzione e del fatturato, contro un 7% che prevede un incremento e un 26% che si aspetta uno scenario invariato. Abbastanza fosche sono anche le previsioni per l’export: il 63,7% degli imprenditori interpellati si attende infatti una diminuzione degli ordini esteri nel 2009. Per quanto riguarda la programmazione, se nel 2008 il 72,4% delle medie imprese aveva effettuato degli investimenti, nell’anno in corso ben il 52,1% degli imprenditori prevede di non impegnarsi in tal senso. Il 47,9% che ha invece deciso nuovi investimenti impiegherà capitali soprattutto in impianti e macchinari (83,5%), qualità e design (57,5%), nuovi prodotti (42,6%), pubblicità e promozione (42,6%). Più limitate invece le spese in marchi(11%) e brevetti (13,3%).

Prestiti più difficili  
L’indagine mette in evidenza uno dei temi più dibattuti di questa recessione, ovvero l’accesso al credito. La maggior parte delle medie imprese (53,1%) dichiara di non aver avuto difficoltà nell’accesso al credito bancario negli ultimi 6 mesi. Esiste però una percentuale importante di imprenditori (29,8%) che ammette di aver avuto problemi. Fra questi ultimi, il 45,2% lamenta delle limitazioni nell’ammontare del credito erogato, mentre per il 27% i tassi sono stati più onerosi; il 3,3% non hanno neppure ricevuto i finanziamenti richiesti. I dati sono abbastanza significativi se si considera che la ricerca riguarda aziende con milioni di euro di fatturato, e dunque in linea teorica in grado di fornire un certo grado di garanzie (capannoni, macchinari, terreni, ecc).

Le strategie anticrisi
Ma per le medie aziende risulta ostico anche il problema opposto, ossia farsi pagare dai propri debitori: il 74,3% del campione segnala un peggioramento dei tempi di incasso dei crediti. A rallentare i pagamenti sono soprattutto Pmi industriali (43,9%) grandi imprese manifatturiere (25,5%) e la piccola e grande distribuzione commerciale (18,5%).
Gli imprenditori non sono concordi nel delineare la migliore strategia per uscire dalla situazione di crisi: se la maggioranza relativa (26,6%) va sulla difensiva e si indirizza sul contenimento dei prezzi, esiste tuttavia una buona fetta di aziende che sembra disposta a scommettere sulla qualità. Il 21,3% punta sul lancio di nuovi articoli, il 13,9% su una maggiore innovazione nei prodotti esistenti, il 10,3% sulla personalizzazione dei prodotti e oltre il 20% sulla ricerca di nuovi clienti.

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