Matrimonio (o quasi) fra Mauden e Dpcs

Per ora il 20% del capitale, in futuro il probabile assorbimento. Così lo storico rivenditore di mainframe Ibm vuole allargarsi all’offerta di servizi e di fatto, fin d’ora, si porta in casa le competenze di uno specialista in materia.

Il mainframe è in crisi? La tesi è stata periodicamente sostenuta da numerosi analisti, ma i fatti hanno fin qui ciclicamente smentito le cassandre di turno. Di fronte all’ennesimo dato negativo del 2009 (in Italia circa il 30% in meno, secondo Assinform), Ibm ha risposto rinnovando radicalmente la piattaforma e presentando, con lo zEnterprise, un concetto di macchina ibrida che potrebbe garantire allungare la longevità di un sistema nato quasi mezzo secolo fa.

Di questo si fanno forti anche i rivenditori che operano in questo mercato e fra questi Mauden, da anni ai primi posti in Italia nella propria categoria: “La flessione dell’ultimo periodo – commenta Roberta Viglione, presidente della società – è legata proprio alla naturale attesa di un annuncio epocale, che produrrà i propri effetti il prossimo anno”.

Consapevole che la pura vendita di “ferro” e della correlata assistenza (leggasi anche crollo delle tariffe del body rental) è ormai troppo ristretta nell’attuale fase evolutiva dell’It, Mauden ha iniziato a costruirsi un futuro destinato a evolvere sia in termini di massa critica che di portafoglio di offerta. Nasce su queste basi l’alleanza con Dpcs, specialista di system integration, gestione e automazione dei data center complessi, con particolari competenze proprio nel mondo ibm “z”.

Più che di partnership, sarebbe corretto parlare di quasi-matrimonio fra le due aziende. Mauden, infatti, ha acquisito il 20% del capitale di Dpcs e l’obiettivo, condiviso dai rispettivi management, è di arrivare a un’integrazione totale entro la fine del 2011. Fin d’ora, invece, le rispettive offerte convergeranno in una proposta congiunta verso il mercato: “A seguito dell’accordo, abbiamo creato una divisione Servizi – spiega Viglione – dove vanno a integrarsi le competenze architetturali da noi sviluppate negli anni e la capacità di erogazione del servizio di Dpcs”.

È questo il primo passo evolutivo della “nuova” Mauden, che nel giro di un anno e mezzo si è posta l’obiettivo di raggiungere i 50 milioni di euro di giro d’affari. Il traguardo appare ambizioso, visto che oggi la “capogruppo” fattura circa 30 milioni e a questi si aggiungono i 3,5 raggiunti da Dpcs: “Sulle nuove piattaforme zEnterprise abbiamo iniziato a lavorare a stretto contatto con Ibm – precisa Viglione – ma è soprattutto dall’ampliamento verso i servizi che ci aspettiamo il salto di qualità, lavorando sui settori di clientela che già conosciamo bene e che comprende soprattutto le banche, la Pubblica Amministrazione, le utility e anche diverse realtà del mercato intermedio”.

Per il momento, comunque, le due aziende opereranno ancora con strutture e bilanci indipendenti in vista di una fusione che avverrà solo se si saranno create le premesse positive per completarla. Per Dpcs, come conferma l’attuale presidente Giuseppe Bassani, “ si tratta comunque di un’operazione importante, che ci garantirà maggiore accesso al mercato e diversificazione”.

Al di là dei citati aspetti numerici, l’obiettivo qualitativo dell’intesa, per entrambe le aziende, è diventare centro di competenza di riferimento, in Italia, nel mondo mainframe, in particolare nelle evoluzioni architetturali ibride create dalla piattaforma zEnterprise, con focus sull’evoluzione delle infrastrutture e sullo storage.
A questo si dovrebbe affiancare un’apertura di competenze verso la virtualizzazione, grazie a un progetto supportato anche da Ibm e che prenderà forma all’inizio del prossimo anno.

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