Home Digitale MacBook unibody (Applilife n. 3, dicembre 2008)

MacBook unibody (Applilife n. 3, dicembre 2008)

Dopo tante indiscrezioni e tante immagini che per settimane sono circolate in Rete con la pretesa di anticipare quello che sarebbe stato l’aspetto dei nuovi MacBook e MacBook Pro, eccoli fi nalmente arrivati. Le novità sono tante, dentro e fuori. Ma quella che balza immediatamente all’occhio è una svolta decisa da parte di Apple nelle sue strategie di prodotto.
Le due famiglie di portatili, di fatto, sembrano diventare una sola e il confi ne tra le tipologie di utenti a cui si rivolgono risulta di conseguenza meno netto. Il nuovo MacBook e il nuovo MacBook Pro non sono mai stati così simili condividendo tantissime cose: dal design ai materiali costruttivi, dall’ingegnerizzazione al processo di produzione, e perfi no molti aspetti dell’architettura interna (comprese le novità per quanto riguarda il comparto grafi co, la GPU).
Restano certo anche molte differenze ma, rispetto ai modelli delle due gamme precedenti, ora queste attengono sostanzialmente alle prestazioni (processore e grafi ca) oltre, naturalmente, alle dimensioni del display. Nel complesso, insomma, i nuovi MacBook e MacBook Pro sembrano due modelli della stessa gamma, semplicemente con dotazioni a scalare. Quali sono dunque le principali novità? Il design e soprattutto l’innovativa scocca “unibody” (un termine e un processo costruttivo “rubato” da Apple all’industria automobilistica che sta sostanzialmente per “scocca portante”), il display lucido con retroilluminazione LED in tutta la gamma, la tastiera come quella introdotta nel MacBook Air, l’ampio track-pad multitocco senza pulsante, il nuovo sottosistema grafi co che si basa per entrambi i modelli sul nuovissimo chip integrato NVIDIA GeForce 9400M (il modello Pro a questo affi anca anche una scheda video vera e propria, la nuova GeForce 9600M GT: in pratica ha due processori grafi ci distinti, il primo per risparmiare nel consumo della batteria, il secondo per avere prestazioni grafi che di alto livello).
Dopo aver provato in anteprima il MacBook da 2,0 GHz e il MacBook Pro da 2,53 GHz (ovvero l’entry level e il top di gamma, entrambi in confi gurazione standard) eccoci pronti ad approfondire una per una tutte le novità, cominciando dall’aspetto più innovativo: il design.
Il corpo “unibody” è la novità più importante dei nuovi portatili Apple, al punto che questo termine ha già preso piede per identifi care la nuova gamma rispetto alle precedenti. Unibody, come dicevamo, è una tecnica di costruzione tipica di altri settori della produzione industriale, in particolare di quella automobilistica che, come è noto, ormai da quasi un secolo produce veicoli a scocca portante, senza telaio.
La nuova sfida di Jonathan Ive e della divisione Design di Apple è stata dunque questa: perché non partire da questa tecnica di costruzione per riprogettare da zero i nuovi portatili? I vantaggi sono molteplici: meno pezzi assemblati, meno complessità costruttiva e, di conseguenza, meno peso.
Il risultato è ora sotto i nostri occhi: i nuovi MacBook e MacBook Pro sono stati disegnati e ingegnerizzati in una maniera radicalmente nuova, così come nuovo e all’avanguardia è il loro processo di fabbricazione che rappresenta una vera novità per l’industria dei computer. Sul suo sito, Apple pubblica un filmato davvero interessante (www.apple.com/it/macbook/thenew- macbook) che svela in maniera molto efficace le principali fasi di produzione dei nuovi portatili per bocca dei suoi principali artefici: in primo luogo Jonathan Ive ( Joni per gli amici), ma anche Dan Riccio ( Vice President Product Design di Apple) e Bob Mansfield (Senior Vice President Mac Hardware); il filmato è in inglese ma è sottotitolato nella nostra lingua. Come si vede molto bene nel video, la parte principale della scocca dei nuovi MacBook e MacBook Pro, quella portante, è quella che ospita la tastiera e il trackpad: è un guscio completamente privo di saldature poiché è ricavato da un blocco unico d’alluminio (unibody, appunto) attraverso un complessa lavorazione che prevede ben tredici fasi di fresatura e tornitura con macchine a controllo numerico ad altissima precisione e taglio al laser per i particolari più minuti, come, ad esempio, i piccoli fori delle griglie laterali per gli altoparlanti oppure l’indicatore di stop a destra sul bordo frontale: spento è praticamente invisibile ma quando si attiva il LED si può osservare come la luce esca da dei microfori tracciati con il laser direttamente nella scocca; è un particolare eccezionale che, da solo, dimostra l’altissimo livello raggiunto dai designer di Apple.
Il corpo unibody fa da struttura portante di tutto il computer e la solidità la si percepisce immediatamente appena si prendono in mano i nuovi portatili aperti: la superficie non offre alcuna flessibilità e anche afferrandoli per un estremo non si sentono gli scricchiolii tipici di qualsiasi laptop.
I nuovi MacBook e MacBook Pro sono insomma scolpiti nel metallo, si vede e si sente.

Sotto il cofano
La parte inferiore della scocca, il fondo, è formato da due soli pezzi sempre di alluminio che non hanno alcuna funzione portante ma, prendendo a prestito un termine sempre dall’industria automobilistica, fanno da carrozzeria: uno è fisso e avvitato con otto viti e copre i tre quarti della superficie, l’altro è immediatamente asportabile azionando una comoda levetta in modo da avere accesso istantaneo alla batteria e al disco rigido (come fosse il cofano di una macchina). Sostituire l’hard disk in un laptop non è mai stato così facile: per estrarlo occorre svitare solo una piccola vite. L’accesso alla RAM richiede solo un po’ di tempo in più ma non è nulla di complicato: dopo aver asportato batteria e hard disk bisogna svitare le suddette otto viti per ritrovarsi con gli slot completamente liberi davanti a sé; sostituire o espandere la RAM è insomma una operazione davvero alla portata di tutti (anche se Apple consiglia sempre di rivolgersi a personale specializzato). Ancora più facile è la sostituzione della batteria che è sempre agganciata al computer con un meccanismo a pressione ma è ora interamente protetta sotto la scocca asportabile tramite la levetta; nei precedenti modelli la parte inferiore della batteria faceva invece da scocca e aveva gli indicatori di carica integrati nella superfi cie: ora sono sul lato sinistro del computer. Questa soluzione ha permesso di disegnare batterie meno ingombranti e con una geometria estremamente pulita (in pratica dei parallelepipedi di alluminio) che risultano ancora più pratiche da infi lare nella borsa di un portatile quando serve avere una batteria di scorta.
Questa analisi delle principali novità del design dei nuovi MacBook e MacBook Pro non può prescindere da almeno un accenno a un aspetto verso cui Apple si sta dimostrando sempre più sensibile: il rispetto dell’ambiente. Tutte le scelte progettuali e i processi di produzione dei nuovi portatili sono infatti stati messi a punto avendo come imperativo quello di creare prodotti il meno inquinanti possibili. Senza entrare qui nei dettagli (che richiederebbero da soli una estensiva trattazione) ecco i principali risultati ottenuti da Apple nei nuovi portatili “ecologici”: vetro del display senza arsenico, non utilizzo di ritardanti di fi amma bromurati per la scheda logica, assenza del mercurio tipicamente usato per la retroilluminazione CCFL, cavi e connettori interni non in PVC, illuminazione dello schermo a LED a basso consumo, scocca in alluminio e vetro altamente riciclabili, packaging ridotto del 41% per diminuire l’ingombro nel trasporto.

Lo schermo
Nulla di nuovo per quanto riguarda le dimensioni e la risoluzione del display dei nuovi modelli che si conferma essere di 1.280 x 800 pixel per il 13,3 pollici e 1.440 x 900 pixel per il 15,4 pollici.
La novità per il MacBook è invece la retroilluminazione a LED, adottata da ormai più di un anno sul Pro da 15 pollici. Come ormai ben sappiamo, questa tecnologia garantisce una luminosità più elevata rispetto alle lampade a fluorescenza e consumi energetici più bassi, oltre a occupare meno spazio consentendo di ottenere pannelli più sottili; lo schermo del nuovo MacBook è infatti molto più sottile del modello precedente. Novità dei Pro è invece lo schermo esclusivamente “glossy”, lucido, e si tratta di una scelta di Apple che sta facendo molto discutere visto che fra gli utenti professionisti questa fi nitura non è particolarmente gradita: basti dire che i sensori di calibrazione dei monitor usati in molti ambiti professionali risultano ineffi caci con questo tipo di display.
L’esperienza d’uso con i nuovi MacBook Pro ci ha confermato sicuramente due cose: da un lato le immagini, i colori, appaiono molto più brillanti dei tradizionali monitor opachi (vedere una serie di foto o un filmato è molto più coinvolgente), dall’altro il display glossy ha lo svantaggio di riflettere la luce e in determinate situazioni ambientali ciò può essere molto fastidioso; oltre tutto la superficie riflettente è ora aumentata visto che la cornice è diventata nero lucida come negli iMac.
Grazie alla elevata luminosità dei nuovi display, ci sentiamo però di poter affermare che “l’effetto specchio” nella pratica si rivela abbastanza attenuato: i riflessi ci sono ma diventano fastidiosi solo in determinate situazioni di luce, spesso correggibili semplicemente orientando diversamente il portatile. Ciò comunque non toglie, lo diciamo chiaramente, che avremmo preferito che Apple avesse lasciato la possibilità di scegliere fra finitura opaca o lucida anche perché, ma questo è un parere assolutamente personale, il design dei nuovi portatili ne avrebbe addirittura guadagnato con una superficie tutta opaca, cornice nera compresa ovviamente.

La tastiera e il trackpad
In pendant con il pannello dello schermo ora tutto nero lucido, c’è la tastiera che anch’essa è diventata nera come quella del MacBook Air. Dall’ultraleggero di Apple deriva comunque non solo il colore ma anche il design dei tasti che ora fuoriescono da sotto la scocca unibody rimanendo distanziati l’uno dall’altro.
Tranne il modello base, tutti i MacBook hanno la tastiera retroilluminata, prerogativa prima solo dei Pro. L’effetto è davvero accattivante dato che oltre che dalle lettere, fuoriesce una luce bluastra anche dalla base dei tasti: ogni singolo tasto è infatti formato da un “cappello” in plastica nera e su una base di materiale trasparente. Il sensore della retroilluminazione (che regola anche la luminosità del monitor) non è più sotto la griglia degli altoparlanti ma integrato nella cornice nera del dispaly, subito a fianco della iSight (la webcam): in questo modo non si rischia più di coprirlo inavvertitamente con la mano sinistra come spesso avveniva con i precedenti Pro.
Il layout della tastiera è identico a quello delle normali tastiere in alluminio che accompagnano ormai tutti i desktop di Apple così come i precedenti MacBook e anche il “feel” è molto simile: rispetto alla tastiera dei Pro di precedente generazione i tasti offrono un po’ più di resistenza e sono un po’ più rumorosi ma dopo averci fatto un po’ la mano non ci sono sembrati meno comodi: anzi forse lo sono addirittura di più (ma dipende ovviamente dai gusti personali).
Nei Pro, a fianco della tastiera, ci sono le griglie sempre scavate nel corpo unibody che proteggono gli altoparlanti stereo integrati: coma accennavamo all’inizio i fori sono molto più piccoli di quelli delle precedenti generazioni (nel MacBook gli altoparlanti sono invece completamente nascosti sotto la tastiera: la qualità del suono è quella che è, ma il volume non è per niente male). Decisamente più piccolo è ora anche il tasto di accensione, sempre a destra in entrambi i modelli ma non più lucidato e di foggia più discreta.
Il trackpad rappresenta una grossa novità di tutti e due i nuovi modelli: è molto più ampio che in passato, ha la superficie in vetro, gestisce molte più funzioni multitouch e, cosa che balza immediatamente all’occhio, non ha più il pulsante del mouse… o meglio ce l’ha, ma è ora integrato nella superficie unica del trackpad.
Il fatto che la superficie sia aumentata è una naturale conseguenza delle maggiori capacità multitocco dei nuovi modelli: ora è infatti possibile usare non solo due e tre dita ma anche quattro, oltre naturalmente a tutte le “gesture” che abbiamo già imparato a conoscere con il MacBook Air, come la possibilità di ingrandire un’immagine divaricando due dita oppure ruotarla agendo con i polpastrelli.
La gestione delle gesture è completamente affidata all’apposito pannello delle Preferenze di Sistema che, come già nell’Air, offre anche degli efficaci filmati che illustrano come muovere le dita sul trackpad. Le gesture risultano incredibilmente fluide e naturali ma ovviamente funzionano solo con il Finder, la scrivania del Mac, e con le applicazioni compatibili, in pratica quelle base di Apple e poche altre; per ora, insomma, la loro utilità è ancora molto relativa, se non per stupire gli amici con le magie del Mac.
Del fatto che la nuova superficie del trackpad potesse essere di un materiale simile a quello dello schermo dell’iPhone, si era molto detto nelle indiscrezioni che circolavano in Rete prima della presentazione ufficiale (qualcuno aveva addirittura pronosticato che si sarebbe trattato di un display, esattamente come quello dello smart-phone: se mai arriverà una soluzione del genere, noi continuiamo a rimanere convinti che dovrà inglobare anche la tastiera per rendere tutti i pulsanti virtuali). La nuova trackpad è sì in vetro ma chi si aspettava che fosse altrettanto lucida e scorrevole come quella del “telefonino” rimarrà deluso. Al contrario, noi siamo rimasti molto soddisfatti nel constatare che il tipo di fi nitura scelta per il vetro imita per certi versi la superfi cie in alluminio a cui siamo abituati dai precedenti modelli Pro: il risultato è un trackpad sicuramente più scorrevole ma su cui le dita non rischiano di scivolare via.
L’integrazione del tasto nella superficie del trackpad è una di quelle scelte originali tipiche di Apple (impossibile aspettarsi una cosa del genere da qualche altro costruttore di Pc). Nella pratica di utilizzo non è nulla di rivoluzionario: occorre un po’ per adattarsi ma poi funziona esattamente come il trackpad con il tasto; in più offre eventualmente la possibilità di trascinare con l’indice e poi fare clic con lo stesso dito senza alzarlo dalla superfi cie del trackpad (a noi è un gesto che risulta comunque poco naturale). Da un punto di vista del design si tratta invece di una soluzione assolutamente coerente con la ricerca della massima pulizia delle forme tipica di tutti i prodotti Apple.

Le porte di connessione
Identica per entrambi i modelli è la disposizione delle porte di connessione e dello slot dell’unità ottica che, ancora una volta, dimostra come i nuovi MacBook e MacBook Pro siano fi gli di uno stesso progetto. In tutti e due i modelli l’unità ottica è un SuperDrive 8x (in grado di leggere e masterizzare CD e DVD) ed è sul lato destro; quindi non più frontale come nei precedenti Pro. Tutte le porte di connessione sono invece sul lato sinistro ma, naturalmente, diversa è la dotazione. Entrambi i modelli hanno: presa MagSafe per l’alimentatore (da 60 e 85 Watt a seconda del modello), porta Gigabit Ethernet, due USB, la nuova Mini DisplayPort per il collegamento a un monitor esterno e l’entrata e l’uscita audio combinata ottica/analogica (a quest’ultima si possono collegare gli auricolari dell’iPhone e quelli per i nuovi iPod che integrano comandi di riproduzione e il microfono: entrambi vengono riconosciuti dai nuovi portatili).
Il MacBook Pro offre in più una singola presa FireWire 800 (per collegare periferiche FireWire 400 occorre un adattatore non incluso) più il solito slot di espansione Express Card.
Cosa manca? Nel MacBook balza subito all’occhio la presa FireWire e si tratta, lo diciamo senza indugi, di una assenza che ci ha profondamente deluso.
Apple ha deciso di eliminare la FireWire ed è una scelta che fatichiamo a capire. Si tratta di una di quelle scelte radicali che ogni tanto a Apple, o forse allo stesso Steve Jobs, piace fare ma che restano senza spiegazione; oltre tutto la FireWire è una tecnologia sviluppata proprio da Apple e che da tempo mostra di soccombere per il dilagare della USB: se non lo standard FireWire non lo sostiene per prima Apple, chi la deve mantenere in vita? La mancanza della porta FireWire crea due tipi di problemi. Il primo è l’impossibilità di utilizzare gli accessori che la sfruttano: dischi esterni ma soprattutto le videocamere DV. Il secondo è che non è possibile avviare il nuovo MacBook in modalità Target, come disco esterno; per sfruttare le funzionalità di Assistente Migrazione, Apple ha dovuto modificare il software e la sincronizzazione ora avviene attraverso un semplice cavo Ethernet.
Passando invece al MacBook Pro, apprezziamo la razionalizzazione del disegno della scocca, ma il fatto di aver disposto tutte le porte di connessione su un lato si rivela meno pratico e soprattutto “castrante” per le porte stesse: c’è infatti spazio per una sola FireWire 800 e le due USB vicine non permettono, ad esempio, di collegare un mouse e una chiavetta per la navigazione su rete cellulare oppure un ricevitore TV (dispositivi normalmente dalla scocca abbastanza voluminosa). Della nuova Mini DisplayPort al momento non siamo in grado di dire molto visto che si tratta di uno standard nuovo che Apple ha voluto introdurre su larga scala praticamente per prima.

Grafica all’avanguardia
Dulcis in fundo: il sottosistema grafico che Apple ha voluto implementare nei nuovi MacBook e MacBook Pro, così come anche nella nuova generazione di Air. Apple ha rivelato di aver lavorato in stretta sinergia e per lungo tempo con NVIDIA per essere la prima produttrice di laptop al mondo ad adottare il nuovo chip integrato GeForce 9400M che garantisce un salto nelle prestazioni rispetto a quelle offerte dal precedente chip grafico prodotto da Intel. Ma non solo. Apple ha collaborato con NVIDIA anche per essere la prima ad affiancare a questo chip grafico integrato la nuova scheda discreta GeForce 9600M GT: come accennavamo all’inizio, i nuovi MacBook Pro hanno infatti non più uno ma ben due “motori grafici” che possono essere selezionati in maniera indipendente a seconda che si punti al risparmio del consumo della batteria oppure alle prestazioni.
La NVIDIA GeForce 9400M integrata è quindi ora presente in tutta la gamma di portatili Apple. Senza entrare nei dettagli tecnici, già dalle caratteristiche sulla carta si capisce come questo nuovo chip di NVIDIA rappresenta un forte passo avanti nei processori grafici integrati: ha 16 core di elaborazione parallela che sprigionano 54 Gigaflop di potenza di calcolo e 256 MB di memoria condivisa. Di altissimo livello anche la NVIDIA GeForce 9600M GT dei MacBook Pro che è dotata di 32 core paralleli per una potenza di calcolo di 120 Gigaflop e di memoria video dedicata da 256 MB per il modello a 2,4 GHz, e di 512 MB per il top di gamma. Anche dal punto di vista della grafica, quindi, i nuovi MacBook e MacBook Pro sono dei prodotti all’avanguardia. Il salto vero rispetto alla precedente gamma, e rispetto anche al mercato dei Pc, è infatti qui: nelle prestazioni del sottosistema grafico. Anche perché l’aumento della velocità delle CPU e il nuovo bus a 1.066 MHz rientrano nella naturale evoluzione dei processori. Cosa che, comunque, si apprezza sempre.

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