Ma per Eurisko il desiderio di consumo non è in crisi

Le aziende hanno lo spazio per reagire alla situazione e cogliere le opportunità di un rilancio

E’ l’economia che preoccupa gli italiani. In contemporanea con l’indagine Findomestic Gfk Eurisko sforna i dati relativi a settembre-ottobre del suo monitoraggio sui climi sociali e di consumo.


Il sentiment del cittadino-consumatore scivola a quota 46 (era a 64 in aprile) anche se un’altra rilevazione di fine ottobre rivela che meno del 20% si sente toccato dalla crisi. “Il dato – spiega  Claudio Bosio, responsabile del dipartimento di ricerca Società e Politica di Gfk Eurisko – può sorprendere, ma non più di tanto, se si pensa che circa due italiani su tre hanno un rapporto elementare, basico con gli strumenti finanziari (possiedono solo un conto corrente, un libretto postale, o addirittura non hanno alcun strumento oltre il denaro liquido)”.
Il problema della crisi delle borse sembra quindi toccare solo quella ristretta porzione della popolazione coinvolta in forme d’investimento più evolute (quali le azioni, le obbligazioni corporated e i fondi derivati).


Questo non significa che la situazione sia tranquilla. Il dato sulla fiducia in netto calo è eloquente e si accompagna a una scarsa fiducia sul futuro personale e del Paese accompagnata a una forte propensione al risparmio. Il 62% vuole consumare e spendere meno contro il 23% che sceglie un comportamento diametralmente opposto e il 12% che tiene la linea del Piave mantenendo gli stessi livelli di consumo.


“La crisi dei consumi – osserva Bosio – oggi sembra prevalentemente indotta da elementi di contesto (il posto di lavoro, le risorse economiche) e dalle paure/incertezze scatenate da questi elementi. Non appare in crisi il desiderio di consumare né la voglia del consumatore di reagire alla situazione e di provare a migliorarla, se non a ribaltarla.


La disponibilità del consumatore ad essere proattivo non è certamente risolutiva – da sola – delle complessità del quadro socio-economico. Essa, però, segnala una opportunità che può essere colta dagli altri attori (aziende, banche, distribuzione, politica…) per reagire alle criticità di contesto. Esiste una finestra temporale – presumibilmente limitata – entro cui questa opportunità può essere colta per non aggravare con soggettive predisposizioni al pessimismo un quadro oggettivo già di per sé non facile. Tentar, non nuoce!”.

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