L’opensource piace ai Cio

Il software libero è usato anche per applicazioni mission critical. I risultati di un’indagine promossa da Unisys su quasi 500 decisori It europei.

Una ricerca promossa da Unisys e condotta da Forrester Consulting, tra le aziende europee e nordamericane che utilizzano o hanno in previsione di adottare software open source ha confermato i vantaggi che tale tipo di software può generare in ambito business, anche in relazione alle applicazioni di aree critiche come la promozione dei ricavi e il miglioramento del customer service.

Il campione interpellato
La ricerca, dal titolo “Standardizing on Open Source: Open Source Software’s Expanding Role in the Enterprise, è stata effettuata con interviste telefoniche con 486 decisori It in Europa continentale, Regno Unito e Nordamerica (Il 10,5% degli intervistati lavora in Francia e Germania, il 10,3% in Italia e nei Paesi Bassi, il 35% in Nordamerica). nel quarto trimestre del 2006. Il panel è stato costruito sulla base delle capacità di influenzare le decisioni del top management, definire strategie e budget, autorizzare acquisti.

La maggioranza del campione interpellato, ha dichiarato di ricorrere all’open source per applicazioni mission-critical, anche se esprime qualche preoccupazione circa la disponibilità di servizi acconci. Al 62% gli intervistati ritengono che il software open source possa garantire significativi ritorni in termini di business, riducendo i costi operativi complessivi delle aziende.

I vantaggi
Oltre alla riduzione dei costi vi sono altri fattori, come l’aumento di flessibilità del business, a favorire la diffusione dell’open source sia nelle infrastrutture It che tra le applicazioni mission-critical: quasi l’80% sottolinea aspetti quali il supporto degli standard aperti, la possibilità di utilizzare il codice senza restrizioni e il venir meno del vincolo a un determinato fornitore.

Più della metà del campione (il 58% in Nordamerica e il 51% nell’Europa continentale e nel Regno Unito) utilizza già software open source per applicazioni mission-critical. Il 79% ricorre all’open source per l’infrastruttura applicativa (database, Web server e application server) su cui si appoggiano tanto le applicazioni di routine quanto quelle mission-critical.

Il 77% degli intervistati ha definito l’open source “importante” o “molto importante” per migliorare l’efficienza It e riuscire a “fare di più con meno”.

Una buona percentuale di intervistati ritiene che l’open source sia uno dei principali veicoli per lo sviluppo di progetti It, come la modernizzazione degli ambienti applicativi enterprise. Il il 71% del campione considera l’open source “importante” o “molto importante” per attuare il consolidamento delle infrastrutture It.

Il 57% degli interpellati, inoltre, giudica l’open
source “importante” o “molto importante” anche per facilitare la migrazione
verso ambienti Soa (Service Oriented Architecture) che consentono alle aziende
di adottare con maggior efficienza nuove applicazioni e di integrare i servizi
con quelli forniti dalle applicazioni legacy.

I problemi dell’opensource
Quasi tre quarti (74%) del
campione si dichiara preoccupato per la carenza di servizi di consulenza,
integrazione, supporto per il software open source. In particolare, oltre due
terzi degli intervistati sostiene che un service provider specializzato
nell’ambito open source dovrebbe fornire servizi di:



  • manutenzione del software open source (83%);

  • supporto lungo il ciclo di vita (80%); d

  • consulenza (77%);

  • integrazione di più componenti software open source (76%);

  • integrazione di software open source e software proprietario (le
    cosiddette attività di “closed source”) (74%);

  • sviluppo di applicazioni open source (72%).

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