Location awareness: anche la consapevolezza ha un limite

Il geniale pleaserobme.com vale una pubblicità progresso.

Bello il social networking, ma non abusarvi, è meglio. Dobbiamo all’eclettico Loren Feldman (1938media.com) la segnalazione di pleaserobme.com,

un particolare servizio di sensibilizzazione che sta interessando in queste ore l’America (ne parla adesso anche il San Francisco Chronicle).
Un sito che provocatoriamente si chiama “prego, derubatemi” e che ha la vocazione di mettere in guardia dagli odierni eccessi del 2.0.

Propone di mettere insieme le varie tracce che gli utenti, emuli di Pollicino, lasciano sulle reti sociali riguardo i propri spostamenti fisici e servendosi di quelli di geolocalizzazione informare potenziali mariuoli con una lista di case non presidiate.

Gli autori della provocazione esprimono chiaramente che il loro intento non è quello di sminuire l’utilità delle funzioni di location awareness e tantomeno di favorire la criminalità: piuttosto vogliono mettere in guardia concretamente e non con un noioso trattato sociologico, dai rischi che si corre nell’abusare degli strumenti del 2.0.

A discolpa degli utenti va detto che il vortice di innovazione innescato dai facitori di 2.0, che sta coinvolgendo le applicazioni Web e mobili, non ruota sempre a loro favore. Ragion per cui a volte gli servirebbe avere la saggezza di lasciarsi sfilare dalla tecnologia: quella che si ritroveranno sulla strada sarà la realmente utile o quella che qualcuno li obbligherà a usare.
Dire al mondo dove si è in qualsiasi preciso momento non è un obbligo, semmai una concessione a un immotivato protagonismo.

La conclusione a cui vogliono giungere i creatori di pleaserobme.com è nota e condivisibile: i primi e migliori tutori della privacy siamo sempre noi stessi.

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