Lo switch-off della Sardegna anticipa la sfida sul digitale

L’addio dell’Isola all’analogico è avvenuto senza particolari intoppi. Gli sforzi dei broadcaster si concentrano ora sull’alta definizione

Lo switch-off della Sardegna, ovvero il passaggio definitivo dal segnale analogico a quello digitale, si è concluso lo scorso 31 ottobre. Nella prima regione interamente digitale del nostro Paese i problemi, tutto sommato, sono stati pochi rispetto ai vantaggi per gli utenti e le emittenti. La seconda isola per superficie del Mediterraneo è anche la regione all digital più grande d’Europa, quasi 1,7 milioni di residenti dispersi su oltre 24000 kmq. All’inizio della fase di digitalizzazione c’erano quasi 820 ripetitori; a regime ce ne saranno circa 650, di potenza minore e veicolanti un numero maggiore di segnali. La sperimentazione iniziata nell’autunno del 2003 finalmente sembra giungere a compimento. Notevole anche il richiamo mediatico sulla regione, che ha fatto parlare in modo assai positivo di sé e tutto sommato nell’Italia insulare non è che capiti spesso.

Un servizio professionale
Oltretutto, per la prima volta nel nostro Paese, la sperimentazione è stata attuata in modo professionale e forse “drastico” per le nostre abitudini, non mancando di scatenare qualche ira. Un applauso comunque va a tutti i coinvolti, dall’Agcom che ha pianificato l’etere agli utenti sardi, che hanno pazientemente operato per tornare a vedere i canali preferiti, passando per le (peraltro poche) emittenti sarde. Abbiamo anche provato a sperimentare direttamente il famoso numero verde messo a disposizione con una media di un paio di chiamate al giorno e spacciandoci per utenti dei centri neodigitalizzati. Ci siamo imbattuti in un call center atipico, in cui gli operatori evitano di rispondere con le solite frasi stereotipate (tipiche di quelli di Raiway, Mediaset e La7, capaci solo di dire che le antenne riceventi non funzionano) e forniscono autentici dati tecnici (sia pur limitati a canale di trasmissione e postazioni), anche a uso dei neofiti.

Le proteste e gli inconvenienti
Ovviamente non tutti sono entusiasti del passaggio. L’associazione Conna ha denunciato gli interessi economici nascosti dalla digitalizzazione obbligatoria e il fatto che alcuni utenti non saranno probabilmente mai pronti per questo ‘cambio’ storico. Probabilmente è stato poi sottovalutato il fattore che il ricambio del parco televisori in Italia è meno veloce di quanto vorrebbero i costruttori (non si può obbligare una persona, ci pare, ad acquistare un nuovo tv o un decoder digitale, anche se a prezzo calmierato) e soprattutto i rivenditori. Anche ‘Altroconsumo’ ha predisposto un ricorso in sede europea contro questa digitalizzazione forzata, che rischia di privare parte della popolazione (e ovviamente quella socialmente più “delicata”) di un bene che è di fatto tra quelli ‘primari’.

I problemi dei sistemi riceventi
Ma in Europa in realtà vedono di buon occhio lo switch-off italiano, operazione che significherà la fine di decenni di interferenze e liti per le frequenze, e probabilmente passeranno oltre il ricordo in questione. Spesso, però, in Italia a essere inadeguati sono anche i sistemi riceventi: vi sono varie antenne installate da persone non qualificate e con concetti del tutto astratti dalla realtà, per non parlare di chi ha la sfortuna di abitare in condomini dove sono in funzione centralini con filtri passacanale. In questo caso occorre mettere mano al portafogli (rischiando di doverlo fare più volte in pochi anni), alla faccia di chi ha sbandierato il digitale terrestre per anni come gratuito. Basterà pensare anche al 2010, quando gli oltre otto milioni di utenti Rai che ricevono da Monte Penice dovranno dotarsi di nuove antenne per ricevere da Valcava o da altre postazioni pianificate: le proteste saranno tantissime.

L’alta definizione per sfidare Sky
L’impressione è che gli sforzi dei principali operatori televisivi italiani vadano nella direzione di ridurre il potere sempre crescente di Sky (ormai introita quanto mamma Rai…). Ecco allora che la concessionaria pubblica conferma gli esperimenti in Hd già visti nelle zone metropolitane durante gli Europei di calcio e le Olimpiadi, lanciando un multiplexer in Sardegna solo per questi test. Mediaset invece interviene nel complesso mondo della Hd con tre bouquet (per ora disponibili solo nell’isola digitale) corrispondenti alle reti terrestri analogiche. Un modo per sdoganare definitivamente l’alta definizione, come del resto avviene sul satellite per Cinema Hd, Sport Hd 1, Sport Hd 2, Next Hd, National Geographic Channel Hd ed Eurosport Hd e anche per tenersi strette le frequenze, a scanso di ipotizzati “ritorni allo Stato”, facendo un’operazione tecnicamente utile.

Il disimpegno di Telecom
Un po’ in sordina, in mezzo a così tante novità, è quindi passata la notizia della vendita da parte del gruppo Telecom di Cartapiù, il segmento digitale (ospitato nel mux A) che offre a pagamento partite di calcio e altre offerte televisive, al gruppo svedese Wallenberg, già notato nella graduatoria dell’Agcom per il 40% della capacità digitale con l’emittente Air Plus, appena prima del gruppo Disney. La sigla dell’accordo (TI Media rimane in società con il 9%) risale a una data di per sè poco felice (venerdì 17 ottobre) e consegna a Wallenberg nove squadre di serie A e tutta la serie B da trasmettere sul territorio nazionale: non è molto ma è un ottimo punto di partenza. Non vorremmo fare la fine di Cassandra, ma questo disimpegno nel settore pay del gruppo Telecom, unito ai tagli continui della pur interessante La7, sa di possibile ‘epilogo’.

Un po’ di numeri
‘Digita’, emanazione giornalistica del consorzio Dgtvi, fornisce nel suo ultimo numero un po’ di cifre interessanti. Le famiglie che hanno accesso alla Tv terrestre digitale sono ora quasi 6,3 milioni mentre i ricevitori installati sono 7,2 milioni a luglio. Ciò nonostante il fatto che il dato agglomerato certifichi che da febbraio 2004 sono stati venduti oltre 9 milioni di apparecchi riceventi. In aumento anche lo share. Con il recente obbligo a non produrre più televisori privi di decoder integrato è facile immaginare come questi numeri saliranno entro fine anno in modo sostanzioso. Sono invece circa 4000 gli apparati trasmittenti in Italia che funzionano almeno parzialmente in digitale, comprendendo anche gli oltre seicento che sono stati attivati in Sardegna.

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