L’Italia vuole gestire il dominio .eu con EURid

La cordata italo-belga-svedese, che ha dato vita all’European Registry for Internet Domains, ha come obiettivo la gestione del dominio .eu, sul cui destino, per la prima volta, non deciderà l’Icann, ma la stessa Commissione europea, che del .eu manterrà la ‘paternità’.

8 novembre 2002 Ora che il termine per la consegna delle candidature – fissato per il 25 ottobre – è trascorso, la gara per assegnare la gestione del dominio Internet .eu, da parte della Commissione europea, può dirsi aperta. Tra i candidati, che devono essere organizzazioni non-profit appartenenti a uno dei 15 Paesi facenti parte dell’Unione, anche l’Italia. La Registration Authority di casa nostra, che già gestisce il dominio .it ha, infatti, stretto una partnership con le corrispondenti belga e svedese, dalla quale è nata EURid, o EUropean Registry for Internet Domains.
Divisa per competenze geografiche, la cordata italo-belga-svedese potrebbe ben presto avere in carico gestione del registro e applicazione delle politiche di risoluzione dei conflitti per l’ottimizzazione della gestione del dominio .eu. Ma per il verdetto della Commissione europea sembra esserci tempo, e noi non siamo gli unici in lizza. A contendersi il ruolo di registrar del dominio .eu, tra gli altri, anche Francia e Irlanda delle quali, però, non è dato di sapere i contenuti delle rispettive proposte di assegnazione. Molti gli interessi in ballo, non ultimo quello economico.

«Non dimentichiamoci, però – ha avuto modo di sottolineare Bruno Piarulli, presidente e amministratore delegato di Register.it –, che il dominio .eu non nasce per entrare in conflitto con gli altri country code europei».
La vera novità è proprio in questo. Per la prima volta nella storia dei domini, a decidere non sarà l’Icann, l’organo competente a livello mondiale per l’assegnazione dei nomi a dominio, ma l’Unione europea, alla quale rimarrà la paternità del .eu, che in questo non seguirà il normale iter dei genereci Top Level Domain (.com, .net, .org) ai quali siamo abituati.
«Creato a garanzia della proprietà industriale e della personalità delle realtà aziendali, personali o pubbliche che ne faranno richiesta – ha concluso Piarulli –, il nuovo identificativo è destinato ad aprire nuovi orizzonti sulle attività commerciali, culturali e sociali del Vecchio continente, contribuendo alla diffusione di Internet e dell’e-commerce in quella che, una volta allargata, sarà la terza comunità al mondo per numero d’individui».

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