L’Italia e l’e-Government che non c’è

Il VI° rapporto Rur-Censis sulle città digitali – redatto in collaborazione con Formez, Regioni, Province e Comuni – ha evidenziato un quadro di luce e ombre sull’informatizzazione della Pubblica Amministrazione di casa nostra

Se il 2000 è stato salutato da molti come l’anno
del decollo per le città digitali nel nostro Paese, il VI° rapporto Rur-Censis
sulle stesse non solo ridimensiona il fenomeno, ma segnala un notevole ritardo.
Sebbene ognuna delle nostre regioni possieda un corredo normativo e un impianto
di programmazione economica per promuovere la società dell’informazione su base
locale e garantire lo sviluppo dell’e-Government, il rapporto – quest’anno
realizzato in collaborazione con Formez, Regioni, Province e Comuni – ha
evidenziato la mancanza di prassi operative utili per un’effettiva promozione
dei rapporti tra cittadini, imprese e Pa. Insomma, invece di sfruttare le
potenzialità del mezzo Internet, il sistema pubblico di casa nostra non sembra
saper cogliere i bisogni reali dell’utenza finale o giudicare l’efficacia delle
iniziative esistenti.

Ciò nonostante, stando alle rilevazioni dell’Arpa
– il nome della metodologia che permette l’analisi dei siti e dei servizi
online delle pubbliche amministrazioni – restano confermati i trend di crescita
recenti. I siti delle amministrazioni comunali sono ormai presenti in quasi due
terzi dei comuni italiani con almeno 5mila abitanti, mentre i comuni capoluogo,
le province e le regioni sono prossime alla totalità di presenza. Tradotto in
percentuali questo significa che ben il 62,9% dei comuni minori – rispetto
al 46,3% registrato nel 2000 – sono provvisti di sito Internet registrato.
Di questi, però, solo il 56,5% ha realizzato un indirizzo http con contenuti
fruibili dall’utenza. Il rapporto evidenzia inoltre un ampliamento del gap tra
Nord e Sud Italia. Nel Meridione solo il 40% dei comuni minori dispone di un
sito Web istituzionale con contenuti, contro l’82% dei comuni del Centro, il 71%
dei comuni del Nord Est e il 52,7% dei comuni del Nord Ovest. 19 regioni su
20 aggiornano però il proprio sito una sola volta al mese.

Sul piano
dell’offerta, inoltre, sia a livello dei contenuti, sia dei servizi messi a
disposizione dei cittadini, l’indagine non ha evidenziato alcun salto di
qualità. L’aspetto più grave rimane la constatazione che nei siti delle
pubbliche amministrazioni locali manca quasi del tutto qualsiasi forma di
comunicazione a due vie. Insomma, più che uno scambio d’informazioni tra utenti
e istituzioni, si tratta di mere finestre informative unidirezionali. A tale
proposito è bene sottolineare che 17 regioni, il 71% delle province e il 61% dei
comuni capoluogo fornisce via Web indicazioni utili come numero di telefono,
e-mail e fax per contattare direttamente gli uffici locali. Ancora estremamente
lacunosa invece l’informazione circa le competenze degli uffici e gli obiettivi
che gli organi di governo intendono peseguire.
Solo il 15,5% dei capoluoghi,
il 9% delle province e una regione su quattro permettono di compilare moduli
direttamente online, mentre l’8,7% dei grandi comuni ha cominciato a
sperimentare modelli di e-commerce prevedendo il pagamento direttamente su
Internet di tasse quali l’Ici e altri servizi. Del tutto sperimentali
rimangono le sporadiche iniziative di implementazione della firma digitale
per le funzioni amministrative relative a mandati e pagamenti.
A occhio e
croce, la strada per l’e-Government è ancora lunga.

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