L’Italia è ancora considerata un buon partner d’affari

Servirebbero più credito e più missioni commerciali per supportare il made in Italy: questo il parere degli imprenditori connazionali che operano oltre confine, interrogati da Assocamerestero

Spesso una situazione viene valutata più obiettivamente dall’esterno piuttosto che dall’interno. Sarà anche per questo motivo che Assocamerestero ha deciso nelle scorse settimane di effettuare una indagine-lampo presso gli oltre 24mila imprenditori nel mondo che fanno riferimento alla rete delle Camere di commercio italiane all’estero, un sistema di 74 realtà presenti in 48 Paesi.

Interrogati sui mezzi che potrebbero aiutare il made in Italy a superare la crisi, il 26% di questi soggetti ha indicato come priorità il credito per incentivare l’export. Un ulteriore 26% ha poi indicato lo sviluppo delle missioni commerciali, un mezzo ritenuto importante per guidare le imprese sui mercati più promettenti. A seguire (il 20% delle risposte), i nostri imprenditori nel mondo hanno sottolineato l’importanza di migliorare il grado di coordinamento tra i soggetti promotori del Made in Italy. Sono giudicate utili dagli imprenditori anche le campagne di comunicazione (prioritarie per il 15% degli intervistati) e il miglioramento della rete distributiva di prodotti italiani all’estero (che ha ricevuto il 9% delle indicazioni). Forse può stupire, invece, che la tutela dei marchi sia evidenziata come fattore critico solo dal 4% del campione.

In generale, la visione che hanno dell’Italia i nostri connazionali che operano fuori confine è buona: negli ultimi sei mesi, infatti, la posizione dell’Italia come partner d’affari è considerata invariata dal 70% degli intervistati e addirittura migliorata dal 15% (percentuale che bilancia l’altro 15% per cui, invece, la posizione risulta peggiorata).
A conferma della visione non drammatica arriva poi un altro dato: per il 46% degli intervistati gli ordinativi industriali dall’estero verso l’Italia sono rimasti pressoché invariati o al massimo si sono ridotti in misura modesta (meno del 5%). C’è solo un 20% del campione che ha rilevato una flessione superiore al 20%

E quale sarà il settore che secondo il giudizio esterno uscirà per primo dalla crisi? Gli imprenditori italiani all’estero a tal proposito si schierano sostanzialmente su due fronti: per il 45% degli intervistati l’automazione e la meccanica hanno più possibilità di superare meglio e più in fretta la congiuntura negativa, mentre un altro 40% indica nell’agro-alimentare e nel settore vinicolo il comparto meglio attrezzato. Meno brillanti le prospettive dell’abbigliamento (il 13% delle indicazioni) e dell’automobile (2%).

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