L’Italia digitale secondo i Ds

I partiti iniziano a fare conoscere i loro programmi per quanto riguarda l’innovazione

Anche se non ufficialmente aperta la campagna elettorale di fatto è già
iniziata con i temi dell’innovazione e dell’e-government in primo piano. In
attesa che i due schieramenti pubblichino i programmi ufficiali hanno iniziato i
Ds a fare conoscere il loro pensiero in materia con la presentazione dei “10 punti per l’Italia digitale” che rappresenta la
summa del pensiero degli esperti del partito di Fassino.



Come spesso succede con i programmi dei
partititi

il documento è una lunga (45 pagine) serie di principi che svelano l’intenzione di procedere a una riorganizzazione del sistema di e-gov e dell’innovazione più in generale. I Ds ritengono infatti indispensabile un nuovo Piano delle infrastrutture digitali, un nuovo piano di e-government “condiviso fra tutti i livelli di governo”, una riforma
digitale per la trasparenza dei conti pubblici da raggiungere grazie anche alla
costruzione di un sistema informatico unitario per la gestione della spesa
pubblica, un progetto speciale di informatizzazione del sistema sanitario e
altre misure che riguardano la realizzazione del catasto delle frequenze
digitali con conseguente nuovo piano delle frequenze.


Siamo molto al di là di quei quattro-cinque punti
fondamentali che alcuni commentatori invocavano perché i programmi elettorali
dei partiti non diventassero il solito onnicomprensivo libro dei sogni. Anche
perché a queste proposte i Ds ne accompagnano altre che, per quanto riguarda le
Pmi prevedono l’utilizzo del credito d’imposta per spingere le piccole imprese a
investire nell’innovazione, la riduzione del 30% nei primi due anni gli oneri
contributivi per le assunzioni di personale specializzato, misure per favorire
la crescita dimensionale delle imprese Ict e Ict based oltre alla
capitalizzazione delle imprese Ict attraverso la leva fiscale, la
riqualificazione del credito e la finanza innovativa. Misure di ampio respiro
alcune, di più facile realizzazione altre che riguardano dieci punti come la
cultura, l’alfabetizzazione dei cittadini, le infrastrutture, l’e-gov e altri
aspetti della società italiana.


Curiosamente, in questo dettagliato elenco, non viene
indicata una strada precisa per quanto riguarda la governance dell’innovazione.
I Ds affermano infatti che la nomina di un ministro per l’Innovazione “si è
rivelata un fattore di criticità”
e che “qualunque
sia l’assetto politico che verrà prescelto (vice premier con delega per
l’innovazione, ministro per la competitività, sottosegretario con una forte
delega del presidente del consiglio, comitato interinale per l’innovazione …)
è fondamentale un forte ruolo di guida del progetto che ne assicuri la trasversalità e garantisca continuità agli investimenti”
. Chiunque sia la figura che dovrà gestire l’innovazione di un governo di centrosinistra, è l’opinione dei Ds, l’importante è che “la missione dell’innovazione tecnologica sia un ‘opzione strategica”.

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