L’It nel neobarocco

Servirebbe normalità, si ricerca l’eccellenza.

Ormai è chiaro: il 2009 è stato l’anno che ha cambiato l’It. Cosa diventerà nessuno se la sente di dirlo, anche se alcune intuizioni aleggiano. Ne parliamo dopo che sono stati ufficializzati i dati del Rapporto Assinform, che hanno sancito un ridimensionamento dell’8% del mercato nazionale e anche dell’occupazione settoriale.

Il settore hardware è crollato del 14,8%, il software si è fermato a -3,6%, mentre i servizi sono scesi del 6,5%. L’hardware, dunque, si è definitivamente “commoditizzato”: nel calo del settore spicca il +77% dei netbook. Un dato “icona”, che sottolinea come ormai esista un pacchetto di funzioni generalmente assolvibili a basso costo.

Il trend si lega a quello delocalizzazione dell’informazione, dal centro dati ai servizi su Web, se non addirittura già su cloud. Il fenomeno della ubiquità d’utilizzo dell’It nel 2009 è diventato irreversibile. Ne scontano il trend, appunto, anche i data center, dove consolidamento, virtualizzazione, automatismi, largheggiano.

E ne pagano le conseguenze anche i lavoratori: i 16mila posti in meno nel settore, la maggior parte dei quali nella consulenza, cioè nella gestione, sono il sintomo di un concentramento di funzioni, di automazione, di standardizzazione, che l’Internet pervasiva e il cloud esigono. C’è poi il tema strutturale-produttivo. La frenata delle Tlc (-2,3%) trova eco nella congiuntura negativa; le Pmi, che rappresentano l’economia nazionale, costituiscono solo un quinto del mercato It.

Ma l’ansia di risparmio colpisce il settore sbagliato: in tutti i campi la rinuncia a investire in capacità tecnologica è una rinuncia al futuro.

Per questo si cercano continuamente segnali di eccellenza e se ne trovano: si esibiscono le eminenze, ma ci si ferma lì. Invece servirebbe non accontentarsi e puntare ad alzare la media complessiva: meno campioni e più normalità. Pare che l’Italia stia ridiventando barocca.

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