L’iPhone? Bello, funzionale e vulnerabile

I risultati di un’indagine condotta da DeviceLock su un campione di utenti in tutto il mondo.

Il successo dell’iPhone è ormai un dato acquisito così come il suo sempre più massiccio utilizzo anche in ambito lavorativo grazie alle performance assicurate in termini di flessibilità e di produttività.

Peccato che, come spesso accade, ci sia una piccola zona d’ombra. Nelle aziende l’apprezzamento per l’oggetto iPhone non va di pari passo con la consapevolezza che occorre pensare a proteggere i dati cusotidi o veicolati attraverso questo dispositivo.

Questo il quadro ricostruito da DeviceLock sulla base delle mille risposte ottenute al termine di un sondaggio durato sette mesi fra i propri utenti.
Due terzi delle risposte provengono dal Nord America e dall’Europa Occidentale e l’altro terzo dall’Europa orientale, dal Medio Oriente e dalle regioni asiatiche dell’oceano Pacifico.

Meno del 40% degli intervistati ha dichiarato di aver adottato specifiche misure per proteggere la propria attività dalla minaccia alal sicurezza potenzialmente rappresentata da un device sterno come l’iPhone.

Il 60% degli utenti che hanno pensato a proteggersi è residente nell’Europa Orientale, in Medio oriente e nelle regioni dell’Oceano Pacifico.
Fra gli utenti residenti in Europa Occidentale e negli Usa solo il 25% ha pensato a proteggersi.
Una percentuale bassa che, secondo DeviceLock, è attribuibile alla decisione di molte aziende di non utilizzare l’iPhone perché non offre adeguate policy di sicurezza per il sistema Windows e la crittografia.
In questo, forse, ha avuto un ruolo anche l’esperienza maturata in precedenza dai responsabili IT con altri dispositivi mobili.

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