Linux verso il business se ci crederanno Isv partner e utenti

Ibm ha scelto di sviluppare il mercato in Italia con l’aiuto delle terze parti e, dopo l’affermazione ormai acclarata del lato server, si appresta a presentare alle aziende l’Os libero come un client primario. Intanto si muovono anche Oracle, Sun e persino Bull.

Fare marketing, vendere e prestare servizi. Sono queste tre, nell’ordine, le fasi da svolgere, secondo Giampaolo Amadori, coordinatore per Ibm delle attività che la società fa su Linux nella cosiddetta “south region” (che oltre all’Italia comprende Grecia, Turchia, Spagna e Portogallo).


«Dal terzo quarter dello scorso anno – secondo il manager della più grande realtà It che ha creduto da subito in Linux – il problema con la comunità di partner e utenti non è più tanto tecnologico, piuttosto di consapevolezza del mercato». Insomma, è necessario, su un piano marketing, lavorare per fare cultura.


Farla presso gli utenti significa presentare soluzioni basate su Linux, con temi come il clustering e l’high availability. Ma anche presentare Linux come client. “Stiamo iniziando a lavorare in questo senso – ha detto Amadori – anche su grandi aziende, come le banche”. Realtà del genere, infatti, dovrebbero essere sensibili al concetto di “soluzione unica” che Linux potrebbe rappresentare, “specie sul fronte del Total cost of ownership dei sistemi – ha fatto notare Amadori -. Se hai mille postazioni utente da gestire, il tema del costo è caldo“.


Sotto il profilo tecnologico, peraltro, su Linux, come su ogni sistema operativo che si rispetti, c’è sempre da lavorare. Ecco, dunque, che si aprono spiragli per la fornitura di servizi.


La nostra idea – ha detto il manager – è che Linux possa diventare un’opportunità di soluzione per le aziende, e che quindi sia il frutto di una proposta congiunta di sistemi hardware, software e servizi“.


Per la diffusione di questa idea di “soluzione globale”, le azioni che Ibm deve fare sui partner devono essere per categorie di base. Big Blue, allora, ha lavorato per qualificare alcuni partner sugli zSeries, per la diffusione di Linux in ambito mainframe (Digi, Infordata, Datasys, Deltadator, quelli già conosciuti).


Lo stesso ha fatto per gli iSeries, con formazione ad hoc su una trentina di operatori di canale. Su xSeries e pSeries, il tema dominante delle attività formative è stato il clustering, con un differente afflato, generato dalla diversità di capacità tecnologica delle due piattaforme.


Il clou, per massa critica, Ibm lo raggiungerà sulle piattaforme Intel-based, grazie anche alla collaborazione con Computer Gross, puntanto a formare un battaglione di 250 partner, alcuni dei quali anche di primo pelo, cioè reclutati fuori dal tradizionale canale Ibm.


L’esempio di cosa debbano fare, poi, questi partner, lo danno alcuni che si sono già mossi, come Zucchetti (con una soluzione basata su xSeries, Db2, Red Hat Linux e il gestionale AdHoc Revolution), Dataconsult (con xSeries e il gestionale Magia90), TeamSystem (con vari applicativi e TeamLinux, una propria distribuzione) Pluribus, che lavora con Sigla ++ di Deltaphi, Db2 e Linux. E a breve si aggiungerà anche FourBytes, con un gestionale integrato con Db2.


Sull’area mainframe gli sviluppi sono meno legati al canale “ci sono clienti – ha rivelato Amadori – che stanno sviluppando applicazioni su Linux, con il nostro aiuto. E prossimamente avremo un’ottimizzazione di mySap.com sotto Linux con il consolidamento delle strutture di posta elettronica“. In questo senso, Linux può entrare anche nelle attività di server consolidation.


Attività che sono completate con una proposta sul lato servizi “ci prendiamo fino in fondo la responsabilità dei progetti effettuati – ha detto Amadori – dall’installazione allo sviluppo e assistenza“, con la branca progettuale dei Global Services, la Bis, Business Innovation Services.


Lo scenario dei servizi dispensabili va dalla semplice installazione e configurazione alla support line 24×7, dal più evoluto clustering per high availability e high performance computing alle business server solution (dai servizi di patch in su), passando per la formula di “account advocate”, cioè l’assegnazione di un tecnico per i clienti top, come già accade per i mondi As/400 e Risc (i e p Series).

Sun e Red Hat sul desktop…


Chi ha maturato un’idea avanzata di Linux è Sun, che vede l’Os libero come il complemento della propria offerta, cioè come quella componente in grado di rendere veramente, come usa dire, end-to-end, la propria offerta. Sun vuol parlare di desktop, ovvero di capacità di rivaleggiare con Microsoft sul terreno da questa preferito. Dopo che in California hanno cominciato a lavorare sul kernel Linux per produrre non una distribuzione, ma, come la chiamano in Sun, “un’ottimizzazione” dello stesso con le architetture server, presto sarà la volta di una suite desktop fatta di componenti open source e proprietari. Il fine principale della costituenda offerta sarà quello di andare oltre la missione di StarOffice (onestamente, non portata a termine). La suite “fantasma”, per ora, conterrà, ovviamente, StarOffice, il database open source MySql, software di messaging (probabilmente, Sendmail), di file and print (Samba). La parte più Linux-aware della suite dovrebbe essere costituita dal browser Mozilla, dall’interfaccia Gnome. Su tutto, dovrebbe vigilare il Web server Apache.


L’iniziativa desktop di Sun, poi, dovrebbe essere supportata da un’azione “paracadutata” dietro le linee di Microsoft: uno stack per Windows dovrebbe consentire agli utenti di saggiare l’offerta Linux-desktop di Sun, prima che questi decidano di cambiare il sistema operativo.


Questo modo di agire richiama alla mente quello di Red Hat, che rispetto a Sun ha meno fronti su cui impegnarsi, tecnologicamente parlando. Anche la società che è partner di Ibm per le distribuzioni certificate sul lato server, ha da tempo dichiarato di voler diventare end-to-end con un’offerta corale che comprenda anche i desktop aziendali.

…Bull e Oracle sul server


Le proprietà terapeutiche di Linux nel risvegliare sopiti ardori sono testimoniate da Bull, che si è rifatta vedere con progetti di respiro più alto rispetto a quelli desktop. La società francese è anima di un’iniziativa open source, chiamata Atlas, che punta ad arricchire il kernel Linux perché questo possa essere utilizzato in maniera stabile con i server a 64 bit basato si Intel Itanium 2. Tecnicamente, Bull sta mettendo in campo la propria esperienza nell’ambito dei sistemi aperti e dei mainframe, per sviluppare una Machine check architecture (Mca) di gestione e rispristino, che si tradurrà in un server Gnu-Linux di classe mainframe per Itanium 2. Il fine evidente dello sviluppo della Mca è di isolare e correggere gli errori che provengono dalle applicazioni residenti sotto sistemi mission critical che saranno basati su Linux.


E se per Bull, l’Os libero è sottoponibile a controlli, per Oracle è già “unbreakable”. Così, infatti, si chiama l’iniziativa che la società di Ellison ha dedicato a Linux, per far capire alla comunità che Linux non deve essere una limitazione nel far girare i database. Di fatto, l’infrangibilità significa che Oracle ha esteso il supporto Linux a tutti i componenti la linea di prodotti 9i, comprendente, quindi, il database 9i release 2, l’application server e JDeveloper. Senza dimenticare, poi, le partnership con Dell (Emc) e Red Hat per ottimizzare server per il mercato enterprise. Permangono, peraltro, i soliti disallineamenti di versione: Oracle 8i vuole Red Hat 6.2, Oracle9i, Red Hat 7.2.

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