Linux, niente di nuovo

Quando la rivoluzione si piega alle logiche del business

Si è appena chiuso a New York il LinuxWorld, cioè la manifestazione in cui le “open minds” (così recitava il claim) si sono incontrate per suonarsela e cantarsela, come dicono a Roma.
C’erano proprio tutti, da Ibm a Sun, da Oracle ad Hp, compresa Microsoft. Ognuno, ovviamente, a curare i propri interessi.
Si perchè il mondo open source, ormai, ha tutta l’aria di essere stato inglobato dal baccellone della classica It, stile “invasione degli ultracorpi”. La prova? L’ultima delle tante, che è uscita dai saloni niuiorchesi: Hp che dice di aver sottratto nel trimestre scorso, grazie a un programma basato su server con Linux, 50 utenti a Sun. Sun che dice di aver “rubato” 50 utenti Alpha/Tru64 ad Hp per portarli su piattaforme Sparc/Solaris, cioè Unix, prossime all’apertura a Linux.
Prima ancora, si era saputo del programma massiccio per i business partner di Ibm, teso a promuovere la sostituzione, sul loro mercato, di Windows Nt con Linux. E Microsoft, che era a New York per regalare (in pura ottica open source) uno strumento che consente di passare da Unix a Windows.
Insomma, il mondo pare cambiare, ma non cambia.
La tecnologia, i prodotti informatici, le soluzioni, magari hanno un bit messo per traverso, mentre prima era diritto, ma il modo con cui i padroni del vapore lo mettono sul piatto degli utenti non cambierà mai.
E forse è anche giusto così.
Ma non illudiamoci che Linux sia una rivoluzione: è uno strumento, come tanti altri, che vogliono conservare. Il potere.

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