Linux è un concorrente di Unix, ma non fa risparmiare

Secondo una recente indagine della società D. H. Brown Associates, Linux sta raggiungendo il livello di potenza e stabilità delle versioni Unix meno pregiate. Ma chi crede che sistema gratuito sia sinonimo di bassi costi di gestione si sbaglia…

Secondo una recente indagine della società D. H. Brown Associates, che ha stilato una classifica di capacità per diverse release Unix, Linux sta raggiungendo il livello di potenza e stabilità delle versioni Unix meno pregiate. Il voto più alto è stato assegnato alla versione 7.2 di SuSe Linux, con un giudizio “buono”. Appena dietro troviamo Red Hat 7.1 con lo stesso giudizio complessivo, mentre Caldera OpneLinux 3.1 e Turbolinux Server 6.5 non vanno oltre il “sopra la media”, pur essendo ancora considerati migliori di Caldera UnixWare. Lo studio prende in considerazione le funzionalità e il rendimento dei sistemi in base a decine di parametri, incluso il supporto dei sistemi multiprocessore e dei file di grandi dimensioni. I risultati riflettono la graduale ascesa di Linux, un clone Unix che ha saputo conquistare un posto nelle strategie di sviluppatori come Ibm, Oracle e Sap. L’open source comincia dunque a prendere piede anche in ambito aziendale, uscendo definitivamente dai laboratori e dai personal computer degli appassionati, ma un altro studio rivela che il tanto decantato fattore prezzo di un sistema “gratuito” (o presunto tale) è meno definitivo di quanto sembri. Il responsabile delle ricerche presso la società Ovum, Gary Barnett, ha riferito che nell’arco degli ultimi sei mesi Linux ha assistito a un elevato numero di implementazioni importanti, ma che l’impegno profuso dagli sviluppatori più importanti non fa di questo sistema operativo una scelta imprescindibile. Gran parte delle implementazioni, vedono in realtà Linux utilizzato come piattaforma per il server Apache, potente ma anche molto specifico. Dal punto di vista applicativo, la situazione non è ancora abbastanza matura e secondo Barnett non si vede perché un’azienda dovrebbe rinunciare a Office per adottare StarOffice. Barnett si chiede inoltre se, in una fase di maniacale attenzione agli investimenti in tecnologia, il fatto che Linux sia solo nominalmente gratuito possa davvero suscitare tanto interesse negli acquirenti. Tanto più che “nessuno acquista un sistema operativo e basta, ma sempre come parte di un investimento hardware e software più esteso. Quando una implementazione Sap costa qualche miliardo, la spesa per il sistema operativo diventa trascurabile”, ha concluso Barnett.

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