L’innovazione parte dalle persone

L’It può contribuire alla ripresa economica, ma serve anche la cultura dell’efficienza e del cambiamento.

Fra i fondamentali del fare impresa c’è l’innovazione, che non è solo legata all’utilizzo della tecnologia ma anche alla capacità di valorizzare il capitale umano e di rinnovare il prodotto. L’innovazione, come pure l’efficienza, oggi più che mai, deve entrare nel Dna dell’azienda e va vista come un processo che non deve avere mai fine.
Con queste prime osservazioni Claudio Calabi, amministratore delegato del Gruppo 24 Ore ha inaugurato il forum “Innovazione in tempo di crisi: ritorno ai fondamentali”, promosso insieme a Microsoft.

La mattinata è stata ricca di testimonianze, tutte tese ad analizzare la crisi in atto e a trovare gli approcci migliori per reagire.

Enrico Valdani, economista e professore ordinario dell’Università Bocconi di Milano, ha iniziato con il sottolineare che la crisi in atto può avere una duplice valenza di minaccia e opportunità.

L’importante, ha consigliato, è cercare di affrontarla con lo spirito di un pugile, che sa come incassare i pugni, ma sa anche sviluppare le competenze per reagire e contrattaccare. Invita, quindi, i manager a essere ottimisti con realismo. La crisi è frutto di una concatenazione di due elementi: cambiamento congiunturale e strutturale, che insieme hanno creato la tempesta perfetta.

Questa situazione, dal punto di vista congiunturale impone alle aziende una particolare attenzione ai costi, al processo esperenziale della clientela e una attenta ricerca delle opportunità che dalla crisi possono nascere.

Sul fronte strutturale le azioni da fare riguardano la riconfigurazione del modello di business, la customer value proposition e la ricerca di nuove opportunità di sviluppo. I clienti, in assoluto, sono quelli che devono avere le maggiori attenzioni e questo approccio farà la differenza tra aziende vincenti e perdenti. In particolare, bisogna concentrasi sui clienti “demanding”, cioè quelli che hanno denaro da spendere.

In questa fase di mercato turbolento, le imprese che investono in innovazione sono avvantaggiate rispetto a quelle attendiste, per cui ben vengano le tecnologie Web 2.0, il social networking e tutti quegli strumenti che aiutano a conoscere meglio i clienti.

Dal fronte industriale, e in particolare da Luigi Perissich, direttore generale di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, arriva una voce d’accusa sull’inadeguatezza dell’Italia come Sistema Paese, la cui bassa competitività a livello mondiale si può riassumere in quattro punti: burocrazia che ostacola le imprese, capitale infrastrutturale inadeguato come pure quello umano e organizzativo.

Perissich, in particolare, ha affermato come la burocrazia pesi per 5.000 euro l’anno sui cittadini italiani. Se invece diminuisse, in media le imprese potrebbero, in pochi anni, disporre di 8.000 euro di reddito aggiuntivo all’anno.

Il presidente di Microsoft International, Jean Philippe Courtois, nel sottolineare l’impegno della sua società a supportare le aziende con la tecnologia, ha detto che bisogna far ripartire l’economia, avendo confidenza nella ripresa, investendo in nuovi settori e negli skill delle persone, e innovando i processi con le nuove tecnologie che devono permeare tutte le aree dell’azienda. Ben vengano, quindi, virtualizzazione, soluzioni di videoconferenza che hanno fatto risparmiare centinaia di milioni di dollari a Microsoft, e cloud computing che offre nuovi servizi.

Gli ha fatto eco Pietro Scott Jovane, Ad di Microsoft Italia, che ha sottolineato come l’innovazione, per aiutare il paese a uscire dalla crisi, deve nascere da uno sforzo collettivo, coinvolgendo governo, associazioni territoriali, università e aziende.
L’Italia è arretrata rispetto agli altri paesi, per cui serve una collaborazione globale. Il ruolo che l’It può giocare si declina secondo tre aspetti: permette di rendere flessibile qualsiasi organizzazione; aiuta le imprese a realizzare le strategie; è un fattore di accelerazione per uscire dalla crisi.

Ma per fare tutto questo serve anche una nuova cultura dell’innovazione. In merito, Microsoft ha realizzato una guida per l’imprenditore, aiutandolo anche ad accedere, in tempi rapidi, ai finanziamenti da destinare in innovazione.

I lavori della mattinata si sono conclusi con una tavola rotonda (moderata da Massimo Esposti, capo redattore centrale coordinamento quotidiano-Web Il Sole 24 Ore) che verteva sul tema dell’Ict come asset chiave per investire sul futuro e creare innovazione.

Roberto Crapelli, Ad di Roland Berger Strategy Consultans Italia ha sottolineato che le aziende devono capire che l’It è un investimento che richiede spirito di innovazione e coraggio, mentre Alfonso Fuggetta, Ad di Cefriel e docente del Politecnico di Milano, ha puntato il dito sui vendor, chiedendosi che cosa facciano per rendere l’offerta più appetibile alle aziende. In merito ha citato quanto gli è personalmente capitato nel richiedere un preventivo di spesa per un progetto di videoconferenza. Dopo tre mesi di silenzio dal primo incontro, ha dovuto sollecitare l’azienda interpellata a fornire una proposta, che alla fine ha presentato un progetto che prevedeva un canone mensile di 17.000 euro, un costo giudicato esorbitante per il servizio fornito.

Pietro Labriola, responsabile divisione Business di Telecom Italia, ha ammesso che uno dei principali gap che i vendor hanno è la conoscenza dell’attività produttiva dei clienti. Dal 2000 a oggi, le aziende di Tlc si sono basate solo su tre servizi: linee fisse, mobile e broadband, senza distinzione tra i vari utenti. Oggi, invece, nella sua azienda lo sforzo maggiore è quello di conoscere meglio i clienti, segmentandoli in varie fasce in base ai processi produttivi, in modo da costruire e offrire servizi più mirati.

Da parte sua, il direttore generale di Fiera Milano, Enrico Pazzali, ha ripreso il discorso sulla necessità di attivare presso i manager la cultura dell’innovazione e di stimolarli a ritrovare fiducia, cosa che in Italia non c’è. Senza fiducia non si ha reazione, ha sottolineato.

La tecnologia aiuta, ma ha bisogno delle persone disposte ad affrontare le cose in modo diverso, ha ribadito Andrea Valboni, national technology officer di Microsoft Italia. La tecnologia può mostrare strade che non sempre sono percepite come utili, ma se si riesce a lavorare sulle persone poi ne apprezzano la strategicità.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome