L’Information technology vista dall’alto

Una bella lettura dell’It quella di Luca Majocchi, di quelle capaci di andare in profondità. L’amministratore delegato di Seat Pagine Gialle, infatti, analizza il ruolo del Cio e la transizione dell’Ict, da supporto alle decisioni a ruolo attivo nelle …

Una bella lettura dell’It quella di Luca Majocchi, di quelle capaci di andare in profondità. L’amministratore delegato di Seat Pagine Gialle, infatti, analizza il ruolo del Cio e la transizione dell’Ict, da supporto alle decisioni a ruolo attivo nelle decisioni di business, in modo lucido, senza risparmiare commenti mordaci ma intriganti: «Ai Cio ho sempre cercato di dare peso organizzativo e senso di sicurezza in modo da spronarlo a decisioni anche rischiose, a cui sono solitamente avversi, al fine di poter affrontare anche operazioni a cuore aperto, logicamente da condividere con il management».


E se il buongiorno si vede dal mattino, Majocchi punge il Cio sul vivo: «Chiede una più ampia partecipazione alle strategie ma poi tende a dare ai prodotti e ai processi un’importanza maggiore rispetto all’innovazione di struttura». Ne risulta, quindi, un circolo vizioso, da cui il responsabile dei sistemi può uscire anche grazie a meccanismi di governance, la cui mancanza per Majocchi è un fattore molto rilevante: «Se il vertice aziendale ha scarsa sensibilità verso l’It, non ci sarà il contesto adeguato e, quindi, un basso impatto organizzazione/governance. Il modello azienda-impresa è ancora troppo spesso di stampo fordiano e la tecnologia deve essere uno strumento usato con intelligenza». Anche per bilanciare efficienza e innovazione. La chiave interpretativa di Majocchi è, infatti, che «il mondo per sua natura è imprevedibile e, quindi, non è tanto importante cosa si innova, ma come lo si fa. E, soprattutto, l’innovazione non si crea, si scopre».


Tornando a come un Cio deve vivere l’azienda, Majocchi punta su alcuni concetti ben chiari: chimica e comunicazione. «Il business va capito e non lo si impara leggendo un libro – specifica -. Bisogna creare una conoscenza tacita; utilizzare un linguaggio non astruso e capire che le agende delle persone all’interno dell’azienda sono diverse; sviluppare contatti diretti con gli utenti, magari con l’affiancamento, e fare formazione sulle tecnologie». Posto che un Ceo apprezza i diversi punti di vista, quindi anche le opinioni di mercato date dal Cio, quest’ultimo deve imparare a prestare ascolto anche agli aspetti non strettamente It. «La posizione mentale di chi si occupa di It, invece, troppo spesso è già orientata a come automatizzare un problema ancora prima di averlo capito realmente», provoca Majocchi, che chiede a chi gestisce la tecnologia di usare i mattoncini dell’It in direzione della flessibilità, al passo con i frequenti cambiamenti organizzativi.


È in questo modo che un Cio può dirsi certo di riuscire a coinvolgere l’alto management, creando quel rapporto di fiducia che porta l’It a essere considerata vitale per il business.

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