L’incertezza della ripresa blocca la ricerca di professionisti dell’It

L’analisi del primo trimestre del mercato del lavoro, relativo agli informatici, conferma la situazione di stallo degli investimenti da parte delle aziende. Ai piccoli sussulti relativi alla richiesta di chi si occupa di Internet e di reti, fa riscontro un fermo totale per le figure classiche.

 


 


Arrivati a questo punto, resta un solo dubbio sul futuro andamento dei livelli occupazionali nel nostro settore: la situazione peggiorerà ancora o siamo finalmente arrivati alla fine del tunnel? Premesso che, per assurdo e coi tempi che corrono, il mantenere le pur minime posizioni attuali, sarebbe già quasi un successo, il vero timore, non del tutto infondato, è che nei prossimi mesi la tendenza al ribasso si accentui ulteriormente, fino a trasformare l’anno appena iniziato in uno dei peggiori dal punto di vista occupazionale.


In effetti, fin dall’inizio, il 2003 ha lasciato chiaramente intendere che le difficoltà non sono finite, anzi stanno aumentando e rischiano di protrarsi molto più del previsto. I dati relativi alle inserzioni, sia telematiche che cartacee, infatti, hanno toccato i livelli minimi degli ultimi anni: detto in altre parole, in questo momento, le ricerche di personale si sono quasi completamente fermate in tutti i settori e per tutte le figure professionali.


Oggi, sia le aziende utenti che quelle operanti nell’informatica hanno completamente esaurito qualsiasi spinta in termini occupazionali: opportunità di lavoro (ghiotte o meno che siano) non ce ne sono per nessuno e, almeno fino ad ora, non si intravede alcuna strada per crearne delle nuove.


Né aiuta, oramai, più di tanto la differenziazione per tipologia di rapporto fra assunzioni, collaborazioni, contratti a termine, impiego temporaneo: la dura realtà è che di lavoro ce n’è poco, anzi quasi niente, per cui il problema non è come regolamentarlo, ma come trovarlo.


Ovviamente, le aziende risentono in maniera significativa del clima pesante che caratterizza questa fase economica: la paura è l’aspetto dominante, che condiziona non solo le possibili scelte future, ma anche le normali attività a breve termine. Ne consegue una politica attendistica, capace soltanto di bloccare qualsiasi iniziativa e di rimandare ogni minima decisione a quando lo scenario internazionale sarà cambiato e la stabilità politica ed economica ridaranno nuova linfa anche alle ricerche di personale. Non siamo ancora a una economia di guerra, ma poco ci manca e i livelli occupazionali sono naturalmente fra i primi a risentirne.


Le tensioni di un conflitto molto discusso, la crisi economica diffusa in tutti i Paesi, la mancanza di una strategia comune, capace di pilotare l’economia mondiale verso una ripresa ancora tutta da scoprire, non lasciano alcun spazio di ottimismo: lo stallo prolungato, durato quasi un anno, si è inevitabilmente trasformato in una crisi, tanto più acuta e profonda quanto più la sfiducia è diventata via via consapevolezza che le difficoltà del momento si sarebbero presto trasformate in recessione.

Riuscire a mantenere il posto


In questo scenario, è tutto il mercato informatico nel suo complesso a essersi fermato: da Internet agli Erp, dalla consulenza all’outsourcing, dall’hardware alle reti, nessuna area mostra sintomi di risveglio né tantomeno di ripresa e, per conseguenza, gli addetti ai lavori non trovano alcuna opportunità né di impiego né di sviluppo professionale. Con lo spettro della paura sempre più imperante, la tendenza è quella di accettare qualsiasi tipo di impiego pur di non restare disoccupati e non cambiare posto di lavoro, se non per uno ancora più "sicuro".


Secondo questa anomala classifica dei "meno peggio", qualche piccolo movimento in più si registra nell’area commerciale, dove apparentemente vengono concentrate le pochissime risorse economiche disponibili: potenziare le strutture di vendita rappresenta spesso la sola opportunità per sopravvivere e sperare nel futuro, anche se la concorrenza è davvero molto agguerrita e non lesina sforzi per mantenere le posizioni già acquisite.


Piccolissimi sussulti anche da chi si occupa di Internet e di reti, ma più per le spinte dovute alla obbligatorietà di continuare progetti e strategie già intraprese, che non per la reale implementazione di nuovi sviluppi.


Per il resto, si vive di manutenzione e di normalissima, "piatta" routine: dai programmatori ai sistemisti, dai capi progetto ai responsabili It, dagli esperti di data base agli specialisti il fermo è totale sia in termini quantitativi che qualitativi.


In questo scenario così negativo, cominciano a insinuarsi anche le preoccupazioni sulla tenuta della aziende così dette più deboli: senza un adeguato flusso economico e di fronte al persistere della crisi, le possibilità che qualche azienda non ce la faccia a resistere in questo mercato così selettivo si fanno via via più concrete e molti temono che la recessione in atto assottigli in maniera significativa il numero degli operatori, capaci di superare il momento attuale.


Certamente la "selezione naturale" fa parte del gioco, soprattutto quando questo si fa particolarmente duro, ma, se oltre al blocco delle assunzioni, le società cominciassero anche a chiudere, allora le conseguenze sarebbero ben più serie e i tempi di ripresa ancora più lunghi.


E concludiamo con uno sguardo al futuro: anche se nel breve periodo la visione è "nera", prima o poi dovrebbe pur arrivare qualche barlume di luce. Il problema resta sul quando questa inversione comincerà a delinearsi.


Gli ottimisti dicono nell’ultimo trimestre di quest’anno; i pessimisti che se ne riparla a 2004 inoltrato. Le differenze sostanziali sulle due correnti di pensiero sono essenzialmente dovute a come potrà essere il dopo guerra: se la ricostruzione si trasformerà in un volano economico, allora la ripresa sarà rapida e sicura, se invece gli strascichi comporteranno comunque un ulteriore periodo di incertezza sia politica che economica, non ci resterà che attendere e sperare ancora.

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