L’export alimentare contiene i danni nel 2009

Secondo Federalimentare il valore delle esportazioni segnerà un -4% nel 2009, recuperando dal -7% dei primi mesi dell’anno

Le esportazioni del settore alimentare nei primi dieci mesi del 2009 hanno segnato un calo del 4,9% rispetto allo stesso periodo del 2008. Lo rivela un’indagine di Federalimentare segnalata dall’Agenzia Italia, secondo cui è però molto probabile che il consuntivo di fine anno si attesterà intorno al -4%, un dato decisamente migliore rispetto al meno 6-7% di inizio anno. A pesare sull’export alimentare del 2009 ha contribuito la forte discesa del mercato nordamericano, con il netto -13,2% degli Usa e il -9,5% del Canada. Il Made in Italy alimentare ha tenuto meglio nei grandi mercati europei, a cominciare dal primo sbocco del “food and drink” nazionale, ovvero la Germania (-3,4%); flessioni contenute anche in Francia (-2,8%) e dal Regno Unito (-6,6%).
 
Pesa il crollo del prezzo della pasta
Nonostante l’anno difficile, alcuni specifici comparti dell’export sono riusciti a chiudere i primi 10 mesi del 2009 con un segno positivo: in particolare ha brillato la “trasformazione degli ortaggi”, con un incremento del +11,3%, seguita dal molitorio (macinazione dei cereali, +8,8%), dalla birra (+3%) e dal dolciario (+3%). Apprezzabile anche la tenuta della carne (+0,4%) e del caffè (-0,4%). Peggio della media complessiva di settore hanno invece fatto lo zucchero (-22,6%), la trasformazione della frutta (-17%), gli oli e grassi (-13,8%), l’alimentazione animale (-8,8%) e anche lo stesso comparto leader dell’export, i “vini e mosti”, che ha segnato un -6,2%. In calo anche il fatturato di un altro prodotto alimentare simbolo del made in Italy, ovvero la pasta, che ha subito una contrazione del 9,9%, determinata dalla discesa dei prezzi del prodotto dopo la fine del boom delle commodity. A livello quantitativo, infatti, l’export del comparto pastaio ha registrato un leggera variazione positiva di quasi due punti.

Corrono Piemonte, Campania e Puglia
In linea con l’andamento medio di settore è invece il comparto lattiero-caseario (-4,4%), mentre cali contenuti mostrano “le acque minerali e gassose” (-3,3%), il riso (-3,0%), l’ ittico (-2,7%) e le acquaviti e liquori (-1,9%). Piemonte, Campania e Puglia sono le regioni ad aver fatto registrare nel 2009 le migliori performance sul fronte dell’export alimentare: il Piemonte nei primi nove mesi del 2009 ha segnato un +8,4%, la Campania +8,6% e la Puglia un incoraggiante +5,3%. I numeri delle esportazioni sono stati invece molto negativi per 3 regioni del centro (Umbria, Marche e Lazio) e tre del Sud (Calabria, Sicilia e Sardegna): in questi casi la diminuzione dell’export è stata a due cifre, secondo Federalimentare in gran parte a causa dell’eccessiva frammentazione aziendale che caratterizza le imprese di queste regioni, che non aiuta a competere sui mercati in una fase difficile come quella attuale.

La ripresa arriverà già nel 2010
Notizie tutto sommato positive arrivano dal giro d’affari complessivo della produzione alimentare: l’alimentare italiano (dopo il -0,6% registrato nel 2008) nei primi undici mesi del 2009 ha segnato un -2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte però di un -18,5% registrato dal totale industria del Paese. Il buon andamento della produzione nella seconda metà dell’anno potrebbe migliorare il consuntivo di produzione definitivo del 2009, che secondo Federalimentare dovrebbe chiudersi con una variazione negativa limitata al -1,8%. In prospettiva futura, il 2010 dovrebbe vedere il ritorno della produzione alimentare ai livelli del 2008, in prossimità quindi dei massimi storici toccati nel 2007. Anche l’export dovrebbe recuperare quasi per intero il calo emerso nel 2009, per riprendere poi nel biennio 2011-2012, seppur con tassi modesti, il trend espansivo che l’ha caratterizzato fino al 2008.

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