L’Esb opensource è il presente e il futuro delle Soa

Per una struttura It ha ancora senso investire su un Enterprise service bus? Ne parliamo con Filippo Durango di GreenVulcano.

GreenVulcano è una società italiana nata per sviluppare e commercializzare un Enterprise service bus capace di essere un’alternativa open source per architetture Soa complesse. Ha uffici a Roma, Napoli Milano e Londra.

Di GreenVulcano Esb è stata appena rilasciata la versione 3.2 Enterprise, che condensa il lavoro del team di sviluppo sulle due console della piattaforma, il designer grafico VulCon e la web console di amministrazione GvCon, con funzionalità come la possibilità di creare servizi di business disegnando flussi Bpel, la possibilità di gestire graficamente i subflow del core dell’Esb, sicurezza, scheduling dei servizi, gestione avanzata delle eccezioni, trasformazioni dati grafiche complesse.

Abbiamo chiesto al cofondatore e direttore dello sviluppo di business, Filippo Durango alcune delucidazioni in ordine al prodotto stesso, l’Esb, e al senso che ha sul mercato attuale.

D: Il concetto di Esb era molto di moda qualche anno fa. È ancora attuale?

F: Assolutamente si. In passato se ne è parlato molto, ma le implementazioni, specialmente in Italia, sono state relativamente poche a causa di molti fattori, quali ad esempio il pricing elevato imposto dai vendor di mercato. Oggi le organizzazioni hanno bisogno di gestire grossi volumi di informazioni, e il tema del momento sono i Big Data, in real o near-real time, per cui strumenti come gli Esb diventano abilitanti per le applicazioni mission critical sconfinando di fatto nel perimetro tipicamente gestito attraverso gli Etl.

D: Qual è il principale vantaggio nell’adottare un Esb opensource?

F: I vantaggi sono molti, tipici del modello open source, come ad esempio l’eliminazione del vendor lock-in e l’azzeramento dei costi di licenza. Al giorno d’oggi, nel panorama It globale, la reale innovazione tecnologica proviene principalmente dal mondo open source. I grandi vendor di mercato sono ingessati e evolvono le proprie piattaforme solo attraverso continue acquisizioni.
Gli Esb open source sono tipicamente basati su standard internazionali, a differenza dei prodotti proprietari, il che li rende estremamente flessibili e più semplici da utilizzare sui progetti.

D: Ci sono ancora ostacoli da superare quando si propone open source in un ambito critico quale l’integrazione?

F: Non più. I clienti cercano due cose: tecnologie solide e aziende credibili; l’open source Enterprise è in grado oggi di soddisfare entrambe le necessità.
In Italia, sulla scia di quanto già avviene da anni all’estero, l’open source sta costantemente guadagnando quote di mercato, soprattutto su grandi clienti e pubblica amministrazione.

D: Quali settori verticali di mercato sono i più sensibili alla vostra offerta?

F: Sicuramente il mondo delle telecomunicazioni, caratterizzato da infrastrutture It molto grandi e complesse.
Ma il mercato in questo momento più ricettivo è sicuramente quello della sanità, in costante evoluzione, specialmente nel modo di rapportarsi con il pubblico. Su questo tema sta crescendo parallelamente una forte integrazione tra il mondo Esb e quello dei portali di nuova generazione.

D: Chi è attualmente il vostro referente in azienda? Per lui tratta di una scelta basata su criteri solo tecnologici, o quanto pesano, se lo fanno, i fattori di business?

F: Per sua natura l’Esb si rivolge a referenti tecnici, dato che nelle grandi organizzazioni esistono strutture dedicate alle architetture. La componente più orientata al business è comunque importante, e coinvolta, nel nostro processo di vendita, in quanto la corretta implementazione di un’architettura orientata ai servizi attraverso un Esb è in grado di generare notevoli ritorni sul business delle aziende e grandi risparmi in termini di costi e tempi di sviluppo e time to market.

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