Lenovo e la globalizzazione made in China

Cresce e dice no al primo prezzo. Sì alla gamma. Entro i primi mesi dell’anno anche in Europa una linea dedicata al consumer.

La crescita c’è ed è anche consistente per cui Lenovo ha registrato nell’ultimo quarter (terminato a settembre 2005) un fatturato pari a 28.5 miliardi di dollari di Honk Kong (+404%) con un’Ebitda pari a 948 milioni di dollari orientali e una situazione di cassa positiva per 7,8 bilion migliorata del 159%.

Ma l’estensione geografica e strutturale di questa azienda che da un anno a questa parte oltre a parlare cinese sta inglobando usi e costumi americani propri dell’acquisizione della Pcd di Ibm (leggi il business dei ThinkPad), fa sì che sia le potenzialità, sia i problemi si siano allargati. E così le strategie geografiche mostrano segni di forza, ma a volte anche di debolezza.

A cominciare dalla terra d’origine: la Cina. O meglio la grande Cina visto che sotto questa denominazione si riferiscono anche le zone limitrofe, come Taiwan ad esempio. Aree di grande densità It, non foss’altro perché qui si concentrano i maggiori impianti produttivi di pc del mondo.

Lenovo, ovviamente, gioca in casa sentendo di poter sfruttare grosse opportunità. Gli impianti produttivi che una volta erano di Ibm, ora gli appartengono ormai al cento per cento (il che vuol dire poter contare su una supply chain delle più reattive) e si sta completando anche l’integrazione delle forze di vendita. Risultato: una crescita anno su anno che dovrebbe continuare ad attestarsi, per questa zona, attorno al 30%. Le soddisfazioni sono forti, tant’è che la stessa Mary Ma, Cfo dell’azienda, si sente tranquilla nel dire che “questa è l’area geografica più profittevole”.

Ma la Cina non basta. Malgrado le potenzialità, si deve guardare oltre. Altrimenti come sfruttare a pieno gli impianti produttivi che sono in grado di sfornare un pc completo in 12 minuti? Solo quello di Pechino produce desktop per una cifra che si avvicina ai 6 mila al giorno. Di ThinkPad nella zona di Shenzen se ne sfornano 2500 al dì alla bisogna.

E così il cliente globale affascina. Per forza. Come quello americano. Anche se la strada è ancora tutta in salita. Il primo milione di pc consegnato nell’arco di un solo quarter ha fatto sì che in questa region si sia raggiunto un buon livello di penetrazione sia su clienti privati che pubblici, anche se c’è chi mormora che è difficile pensare che il governo americano possa acquistare pc da un’azienda ancora largamente partecipata dal governo cinese.

Ma gli occhi (che non sono esclusivamente a mandorla visto che nel team Lenovo si trovano anche tanti ex manager di Ibm compreso il Ceo, Steve Ward) dell’azienda cinese sono puntati anche su altre zone: quelle che chiama emergenti: Brasile, Russia ad esempio. Ma anche e soprattutto India che il vendor ritiene essere talmente fondamentale da dedicargli un team indipendente a livello di organizzazione geografica. E da qui ci si deve aspettare solo forti numeri. Tanti quanti servono a quest’azienda per dimostrare che la Cina ha le idee chiare, non solo in fatto di produzione.

E dell’Emea che si dice? La sensazione è che la macchina di business sia stata avviata più che bene. General manager di quest’area è Milko van Duijl anch’egli proveniente da Ibm. E qui i dati affermano che ci siano state ottime performance di ordini, anche se lo share si sia ridotto. Le direttive per van Duijl e il suo team rispondono a un unico target: Smb. Che vuol dire Pmi ma anche piccole-piccole imprese su cui sono concentrate le azioni, anche se nei primi mesi dell’anno prossimo si farà strada una nuova offerta, interamente marchiata Lenovo, tagliata su misura per il mercato consumer.

A portafoglio oltre a notebook che niente dovrebbero avere a che fare con i ThinkPad a cominciare dal colore, anche desktop e sistemi di mobile phone. Tutto caratterizzato da stile, facilità d’utilizzo e valore. Perché anche in questo caso non si tratterà di primo prezzo. Lenovo vuole uscire dai soliti schemi che associano prodotto in Cina uguale basso prezzo. “Stiamo puntando ad allargare la gamma – ammonisce il chairman Yang – non ad abbassare i prezzi. Questo sarà il nostro valore già testato in casa nostra: con la gamma e non con il prezzo abbiamo già vinto in Cina”.

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