L’ecommerce italiano finalmente c’è

Positivi i dati presentati questa mattina dall’Osservatorio eCommerce B2C. Crescita a due cifre nel comparto, incremento importante nella vendita di prodotti. E finalmente si parla anche di export.

Per tutta la prima parte della mattinata, i toni usati dai relatori erano quelli del più cauto fair play.
Segnali positivi. Crescita a due cifre. Bene l’export. Crescita del numero degli utenti. Crescita del numero di transazioni. Nuovi fenomeni in arrivo.
Poi è toccato a Luca Cassina, country manager di PayPal Italia, che finalmente ha dato sfogo alla soddisfazione. ”Basta con i bemolle – ha dichiarato – sono dati straordinari”.
In effetti non era mai successo, finora, che alla presentazione dei dati dell’Osservatorio eCommerce B2C della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Netcomm, si respirasse una tale aria di ottimismo.
Perché anche se i dati sono sempre stati in crescita, alla fine il peso del comparto sull’intero venduto nazionale era tanto limitato che si finiva per aggrapparsi alla speranza di qualcosa che un giorno, forse, sarebbe stato.

Quel giorno sembra essere arrivato.
L’ecommerce italiano è cresciuto del 20% in un anno, raggiungendo quota 8,1 miliardi di euro e arriva a pesare per poco più del 2% sul totale delle vendite retail nel nostro Paese.
Un risultato importante che rende, se pur nella sua marginalità, misurabile il fenomeno e ne lascia intuire un potenziale di crescita ulteriore.
La crescita interessa tanto il comparto prodotti, che mette a segno un +24% rispetto all’anno precedente, per un totale di 2,758 miliardi di euro, tanto quello dei servizi, che pur rimanendo prevalente, con i suoi 5,383 miliardi di euro, registra un +18% anno su anno.

Alla crescita del comparto hanno contribuito da un lato le dinamiche strutturali, dall’altro l’ingresso di nuovi player che hanno contribuito e ancora contribuiranno a stimolare la domanda e l’arrivo di nuovi compratori.
Il riferimento, in questo caso, è a due fenomeni ben precisi: i siti di couponing, come Groupon, Groupalia e Glamoo, da un lato, e l’arrivo in Italia di un player come Amazon, attiva nel nostro Paese dalla fine dello scorso anno.
Nonostante questo, resta il fatto che i primi 50 player fanno l’85% del mercato e che addirittura nei primi venti si concentra il 70% delle vendite complessive.
Segno che, nonostante la dinamicità in atto, competere nell’ecommerce è operazione tutt’altro che semplice.

Cresce il numero dei Web shopper, che oggi raggiunge quota 9 milioni di individui, così come crescono la spesa media annua, oggi attestata sui 1.050 euro, e il numero di transazioni, che raggiungono quota 32 milioni.
Parimenti, a dimostrazione del fatto che l’elemento prezzo ha il suo peso nello sviluppo del comparto, lo scontrino medio passa da 250 a 211 euro.

Un dato importante, e in decisa controtendenza rispetto al passato, è la crescita dell’export. Si parla di un tasso di incremento del 32%, fino a toccare 1,4 miliardi di euro, pari al 17% del totale del comparto.
È evidente che la bilancia commerciale pende ancora favore dell’import, ma la sperequazione si riduce, tanto più se si tiene conto che l’import ha un tasso di crescita più contenuto (+12%) e si ferma a 2,5 miliardi di dollari.
Complessivamente, dunque, gli utenti italiani comprano online per un totale di 9,3 miliardi di euro, il 73% dei quali ascrivibili ad aziende italiane e internazionali, purché con un presidio riconosciuto nel nostro Paese.

Rispetto ai principali mercati internazionali, l’Italia resta ancora indietro: c’è poco da competere con i 208,1 miliardi di euro generati negli Usa, con i quasi 60 registrati in Uk, ma anche con i 34 della Germania e con i 20 della Francia.
Nondimeno, il rovescio della medaglia suggerisce che le potenzialità ancora inesplorate in Italia sono ancora molte.
Il che, in tempi di crisi, vuol dire più di qualcosa.

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