Le utility spingono sull’acceleratore della liberalizzazione

Le recenti evoluzioni del comparto stanno offrendo nuove opportunità alle realtà pronte a interpretare al meglio una domanda che guarda all’It per gestire processi resi oggi separati e trasversali. Il punto di vista di Neta, che per il futuro punta sul settore elettrico.

L’impatto della liberalizzazione del mercato dell’energia sta dando i suoi frutti, non solo per i consumatori ma anche per le società Ict che offrono soluzioni e servizi per il settore specifico. Quello delle utility, infatti, risulta essere un comparto interessato a investire in infrastrutture informatiche e che, secondo Stefano Mobili, direttore della divisione Marketing & Proposal Integration di Neta, nel 2004 dovrebbe crescere del 5,6% (rispetto all’anno precedente).


Le recenti delibere a livello europeo e italiano, con il decreto legislativo numero 164, hanno prodotto, infatti, due grossi eventi. Da un lato, è stata imposta la separazione societaria, e quindi delle attività e dei relativi database, tra azienda di vendita e azienda di distribuzione. Ogni player avrà rapporti commerciali multipli e incrociati e vedrà crescere il numero di transazioni; i processi da gestire si diversificheranno e sarà necessario garantire pari opportunità di accesso a tutte le imprese coinvolte nell’erogazione dell’energia. Dal punto di vista dei sistemi informativi, quindi, le conseguenze sono visibili.


I risultati della liberalizzazione


Il secondo aspetto portato alla ribalta dalla liberalizzazione, e che ne rappresenta il fine ultimo, è l’aver trasformato un mercato monopolistico in uno di libera concorrenza che, in quanto tale, pone l’accento su quegli aspetti strettamente legati e orientati all’utente, ora diventato cliente, che può scegliere a chi rivolgersi. E anche qui entra in gioco l’Information technology che deve rispondere alle esigenze crescenti di Crm, di content management e di sistemi proattivi, necessarie per lanciare campagne di marketing mirate.


Decollata principalmente per le utenze industriali (per quelle domestiche è ancora un po’ in sordina), la liberalizzazione richiede l’adeguamento dei sistemi informativi. Gli investimenti dovranno riguardare anche il billing che ha dismesso gli abiti della semplice bolletta per prendere in considerazione opzioni tariffarie speciali divenute a loro volta dei veri e propri strumenti di marketing, delineati sulla base dei diversi profili delle utenze. Anche l’area che va sotto il nome di codice di rete, vale a dire quella parte di sistema che gestisce i rapporti tra l’azienda di distribuzione e di vendita, sarà sotto i riflettori; così come lo switching, che si verifica quando il cliente finale decide di cambiare fornitore. Il fenomeno, che avrà una crescita esponenziale e che deve essere gestito in modo automatico, comporta una serie di comunicazioni tra le due aziende di vendita coinvolte, oltre a quella che si occupa della distribuzione.


Il gateway di comunicazione


In questo quadro a tinte vivaci si inserisce Neta (società controllata da Engineering Ingegneria Informatica), che progetta e realizza soluzioni prevalentemente per il mercato utility & energy.


L’azienda, fondata ad Ancona nel 1980, ha fatto proprio il concetto di unbundling, proponendo Mercurio, una soluzione per il mercato del gas (applicabile anche a quello dell’energia elettrica) con sistemi separati, che fa leva su meccanismi di comunicazione automatica. “Con la divisione delle aziende e dei sistemi – ha spiegato Mobili -, sono stati separati e resi trasversali anche quei processi che in precedenza erano gestiti dalla medesima impresa, e che ora coinvolgono società e sistemi informativi diversi”.


La proposta di Neta coinvolge una suite di prodotti che va a toccare anche problematiche più tradizionali delle utility, ma Mercurio, in particolare, si cala nei temi della liberalizzazione e il sistema Dpm (Delivery point management) consente alle aziende di distribuzione di effettuare il cosiddetto bilancio energetico.


Neta si configura anche come società di servizi, legati sia alla messa in opera del prodotto sia, e soprattutto, alla consulenza. “A livello di ricavi – ha indicato il manager -, per il 2004, la fornitura di servizi, rispetto alla vendita di licenze, dovrebbe contare per il 65%. Quelli derivanti dallo sviluppo prodotto sono nell’ordine del 18%. Lo scorso anno, invece, quest’ultima quota era maggiore, circa il 35% del fatturato, grazie proprio al lancio di Mercurio. La restante quota di fatturato, che lo scorso anno è stato pari a 19,9 milioni di euro, compete alla manutenzione”.


Il prossimo futuro di Neta, oltre a concentrarsi sui progetti in corso (dal dicembre scorso sono 40 le aziende che hanno comprato Mercurio e 12 sono già in produzione), dovrebbe essere targato energia elettrica, con nuovi moduli da realizzare ad hoc per il mercato specifico.

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