Le startup italiane vanno alla prova della Silicon Valley

Il Venture Camp della Mind the Bridge Foundation selezionerà 5 idee innovative

Forse in molti hanno visto sul Web una foto del 1978 che ritrae un gruppo di giovani in posa davanti a un obiettivo, nell’aspetto più simili a una banda di fricchettoni che non ai fondatori di quella che attualmente è la più grande compagnia It del mondo, ovvero Microsoft. Ripetere anche in piccolo la storia di questa startup divenuta colosso è però allo stato attuale molto difficile per i giovani talenti italiani, spesso costretti a cercare fortuna all’estero o ad accettare lavori non proprio gratificanti, senza la possibilità reale di competere ad armi pari con i connazionali d’Oltreoceano o degli stati emergenti.

Una palestra per l’imprenditorialità
Per questa ragione nel 2007 è nata la Mind the Bridge Foundation, che vuole promuovere un ecosistema imprenditoriale italiano sostenibile e le idee più innovative, facendo in modo che i nostri giovani imprenditori si espongano in modo diretto ai potenziali venture capitalist della Silicon Valley. «Lo scopo della Fondazione – ha spiegato Marco Marinucci, executive director di Mind the Bridge – è creare le condizioni perché ci possa essere un rinascimento italiano, fatto di nuova imprenditorialità». Ogni anno la Fondazione organizza l’evento Venture Camp, con l’obiettivo di individuare le iniziative italiane più promettenti. Le cinque-sei startup selezionate volano poi negli Usa per partecipare alla Palestra Mtb, un programma di tutoraggio tra l’Italia e la Silicon Valley, con il sogno di ripetere l’exploit di startup come Facebook o Google.

Settori innovativi ancora poco presenti
Replicare queste storie di successo non sarà semplice (nell’It solo una start up su 10 supera il primo anno di vita) ma tentare è d’obbligo, considerato l’estremo bisogno di innovazione del nostro Paese: il Pil italiano, ha spiegato Alberto Onetti, portavoce della Mind the Bridge Foundation, è prodotto in gran parte da attività mature, destinate in prospettiva a perdere peso nell’economia globale o magari a essere delocalizzate. I settori innovativi valgono infatti appena il 5-6% dell’economia nazionale, una percentuale troppo bassa per un paese che dovrà competere più sulla qualità dei propri prodotti/servizi che sul costo e la flessibilità della sua manodopera. Scorrendo le proposte delle 15 startup selezionate da Mind the bridge, ai nostri giovani talenti le idee per avviare un cambio di rotta non mancano di certo.

Lo Sport va on line  
Molto gettonato è il filone dell’intrattenimento e della socialità: ad esempio We-sport è un sito in cui le persone possono trovare un compagno con cui fare sport o un partner per l’allenamento attraverso la geolocalizzazione. Simile l’impianto di Fubles.com, un social network che risolve uno dei problemi più sentiti dalla popolazione maschile italiana: trovare 10 uomini per una partita di calcetto senza perdere tempo e denaro. Gli utenti si iscrivono al sito, cercano fra i match disponibili nella propria zona, con un click scelgono di andare a giocare anche con persone che non conoscono e a fine gara ricevono un voto da compagni e avversari. A Bologna è invece nata Konkuri, un’applicazione web per creare e gestire tornei di qualsiasi sport o gioco.

E-commerce e consumi intelligenti
Su un intrattenimento di tipo diverso si basa invece Radio Touch: si tratta di un servizio che, integrando radio e mobile Internet, consente alle stazioni radio di materializzare lo stream radiofonico direttamente sullo smartphone dell’ascoltatore, arricchendolo con contenuti e servizi aggiuntivi. In questo modo l’ascoltatore può salvare e navigare i contenuti radiofonici direttamente dal proprio smartphone.
Sui consumi intelligenti punta invece Risparmiosuper.it, un sito che permette di comparare i prezzi dei prodotti presenti nei supermercati della Grande distribuzione italiana. Qualcosa più di una startup appare già invece Porcovino.com, una piattaforma di social e-commerce che intende portare sul mercato globale i vini italiani di qualità di piccoli-medi produttori, organizzata come un villaggio virtuale con botteghe dedicate ai vari prodotti (a catalogo 400 articoli di vino e 350 di gourmet). Non mancano poi le aziende concentrate sulle biotecnologie (ReMembrane Srl) o sul cloud computing (Xapio).

Non solo business plan
Un consiglio ai giovani innovatori è arrivato dal responsabile di Google Italia, Stefano Maruzzi: «Non bisogna essere troppo ossessionati dal modello di business. Il binomio ricerca-pubblicità su cui si basa oggi Google agli esordi non esisteva né i fondatori avevano un’idea precisa in merito, diciamo che è venuto con il tempo. Le startup di oggi possono inoltre contare su Internet, che mette a disposizione di qualsiasi imprenditore una capacità di calcolo incredibile, che apre la porta a scenari di business fino a ieri impensabili».

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